Perché non recensiremo più libri su richiesta – Studio83 cancella il servizio di recensioni di libri

Buongiorno a tutti! Oggi siamo qui per dare un annuncio che riguarda i nostri servizi: o meglio, UNO dei nostri servizi, che poi è quello con cui abbiamo inaugurato l’attività quasi undici anni or sono.

Parliamo delle recensioni di libri, croce e delizia di autori e lit-blogger.

Per una serie di motivi, che andremo a spiegare in questo post, Studio83 non recensirà più romanzi su richiesta: ovvero, il nostro servizio di recensioni di libri non sarà più attivo a partire da questo annuncio.

Perché? Lo spiegheremo in questo post.


Breve storia del servizio

Come detto poche righe fa, nel 2007 iniziammo proprio dalle recensioni.

Al tempo, eravamo un’associazione culturale con determinate finalità, tra cui la diffusione della cultura editoriale, ma anche lit-blogger che desideravano (e desiderano tuttora) parlare di libri, narrativa, scrittori.

L’associazione culturale è stata fondata da me e dalla mia collega Elena. Siamo due ragazze dell’83, laureate in Comunicazione con indirizzo letterario/editoriale, e ci siamo semplicemente stufate di leggere, sia sulla carta che sul web, recensioni che non hanno niente di letterario e tutto di pubblicitario. Tramite il nostro blog e il sito svolgiamo varie attività, tra le quali: recensione gratuita e sincera delle opere di esordienti; dibattiti letterari; forte critica e sensibilizzazione contro l’editoria a pagamento; forte critica contro l’editoria non a pagamento che pubblica immondizia; promozione del copyleft e della condivisione dei saperi, e-book a scaricamento libero; lavori di critica letteraria seria e non compiacente.

intervento di Giulia Abbate, in “Elenco delle associazioni che non mollano”, contenuto in “I nuovi mostri” di Oliviero Beha, Chiarelettere (2010)

Sapevamo che molti autori, soprattutto esordienti, faticavano a farsi leggere e recensire, per cui abbiamo deciso di colmare questo buco proponendoci come lettrici e critiche aperte a tutte le realtà editoriali (piccola editoria, self-publishing e via dicendo).

Nacque così la rubrica “Esordiamo!”, dedicata in modo specifico alle opere prime: gli autori/autrici ci contattavano, ci inviavano il testo, noi lo leggevamo e pubblicavamo la recensione sul nostro sito. Successivamente, abbiamo aperto un canale anche per opere che non fossero d’esordio. Il tutto era gratuito.

“Incidenti” di percorso

Come è ovvio che sia, non tutte le recensioni erano positive.

Alcune esprimevano giudizi critici e severi (sempre motivati, naturalmente), in modo molto sincero, partendo comunque dal presupposto che, al di là degli elementi oggettivi (es. errori grammaticali, strutturali e via dicendo), quella era la nostra opinione.
Ciò ha portato, in diversi casi, a reazioni scomposte:

  • a volte una semplice polemica tra i commenti del blog;
  • altre volte minacce di denunce e querele da parte degli editori;
  • fino a insulti e minacce di ritorsioni fisiche inviati in privato.

A questo si aggiungeva una mole sempre più grande di richieste, che ci portavano a dare tempi di attesa infiniti (anche oltre i sei/otto mesi). Essendo un’attività che svolgevamo per passione nel tempo libero, non era umanamente possibile essere più celeri. La cosa ha spazientito alcuni utenti in attesa, portando ad altre reazioni scomposte (es. “Hai detto che ci vogliono tre mesi per la recensione perché sei impegnata, ma su Facebook ho visto che hai passato il weekend fuori città, allora il tempo libero ce l’hai!”).

In sostanza, recensire i libri su richiesta equivaleva a lavorare gratis con il fiato sul collo e poi rischiare di beccarsi una sfilza di insulti e minacce.

Che fare per risolvere il problema?

A un certo punto, abbiamo deciso di chiedere un contributo economico di 10 euro per le recensioni.
In questo modo abbiamo potuto:

  • mettere un filtro alle richieste, riducendole a un numero gestibile;
  • dare tempistiche più umane e rispettarle;
  • dare la possibilità di non pubblicare le recensioni molto critiche: in quel caso il giudizio restava all’autore/autrice per sua utilità.

Sulla pagina che descriveva il servizio è sempre stato scritto a caratteri cubitali che le recensioni non sarebbero mai state promozionali: il fatto di pagare o meno il giudizio non avrebbe in alcun modo influito sul giudizio stesso. Non era l’opinione sul testo che veniva retribuita, ma il tempo lavorativo utilizzato per leggerlo e recensirlo e soprattutto il riscontro critico sul libro da parte di noi lettrici professionali, tra l’altro specializzate proprio nella scrittura degli esordienti. Un parere professionale e rigoroso, basato su espliciti criteri oggettivi, che non si fermasse al de gustibus ma desse sia all’autore che al lettore degli spunti di riflessione per crescere.

Con il tempo, e in seguito a una serie di cambiamenti dal punto di vista organizzativo e fiscale, il prezzo delle recensioni è stato stabilito in base a parametri calcolati di volta in volta da chi le prendeva in carico (lunghezza del testo, tempistiche richieste dall’autore/autrice ecc).

Il percorso previsto era lo stesso degli altri servizi:

  • chi era interessato al servizio compilava il modulo;
  • noi gli mandavamo un preventivo con la descrizione delle modalità, tempistiche e costi;
  • se il preventivo veniva accettato, ne seguiva il pagamento;
  • entro i tempi concordati arrivava la recensione che l’autore poteva autorizzarci a pubblicare, oppure tenersi per sé.

Il prezzo medio si aggirava tra i 15,00 e i 30,00 € lordi, con punte massime di 40,00 € per romanzi eccezionalmente lunghi (dalle 700 cartelle in su) o per espresse necessità di velocità.

Alcuni hanno avuto da ridire su questa scelta, generalmente per i motivi che elenchiamo:

Motivo 1: pur specificando che la recensione a pagamento non è promozionale, la richiesta di retribuzione del servizio lo fa percepire come meno trasparente.

Si tratta di una percezione molto diffusa e anche legittima, considerando la grande quantità di siti, portali e blog chiedono un compenso per mettere fuori redazionali poco curati o copie di comunicati stampa.

Noi però non ci possiamo fare molto. Possiamo dire a chiare lettere che il nostro lavoro è molto diverso, dimostrarlo con le decine di recensioni già online, ripetere che a essere pagato è il lavoro che sta dietro la lettura e la redazione della recensione, e che la nostra recensione ha un valore che supera le poche decine di euro richieste. Fine.

Motivo 2: leggere e recensire un libro non viene percepito come lavoro.

Ovvio che noi la pensiamo in modo molto diverso. Per noi leggere e recensire è un lavoro. In molti casi è anche un piacere, nessuno lo mette in dubbio: del resto, leggiamo e recensiamo (sia positivamente che non!) tantissimi libri anche per contro nostro.
La differenza sta nelle modalità.

Se non è lavoro, allora è tempo libero; se è tempo libero, finisce relegato nel weekend in mezzo a un milione di altre attività, o in coda a una lista di letture chilometrica, o con un giudizio finale che è anche solo il mio gusto, la mia impressione.
Se è lavoro, lo facciamo in orario d’ufficio 9:00-18:00, garantiamo un iter preciso, non abbiamo preclusioni sul tipo di testo e i tempi di attesa saranno molto più brevi.

Questo ha un’implicazione molto importante: essendo per noi un lavoro, non avevamo preclusioni di gusto e di genere. Chiunque poteva chiederci una recensione e ottenerla. Anche chi ha scritto tomi di millemila pagine sui propri dolori adolescenziali ha avuto porte aperte.

Ciò non accade sempre, perché ogni lit-blogger ha i suoi gusti e, se fa una cosa per passione, può anche dire: “No grazie, non mi interessa.”

Qualcuno ci ha risposto anche: “Ma come! Il pagamento è il libro stesso che ti do senza chiederti il prezzo di copertina!”
Un po’ come se proponessi come pagamento a uno psicoterapeuta la mia stessa malattia da esplorare, così fa esperienza, scopre qualcosa di nuovo, dopotutto se non gli piacesse avrebbe fatto altro, giusto?

[Tutto questo va a incardinarsi poi su un discorso più ampio, che riguarda l’editoria in generale e i servizi letterari/editoriali nello specifico.
C’è una diffusa percezione che farsi pagare per un lavoro sia moralmente sbagliato: che chiedere soldi per una valutazione, un’impaginazione, un progetto grafico, una traduzione, un ghost-writing, un editing sia qualcosa di losco.
La campagna #coglioneno, insomma, non vale per i freelance dell’editoria: noi dobbiamo lavorare gratis, altrimenti stiamo estorcendo soldi a qualcuno.
Come abbiamo detto, però, il discorso è più ampio e questa sede è solo marginalmente adatta a parlarne, ne discuteremo altrove.]

Dalla pagina Facebook “The Oatmeal”

Motivo 3: pagare per una recensione che potrebbe essere negativa equivale a darsi la zappa sui piedi.

Il dubbio è comprensibile. Qui entra in gioco il libero arbitrio, grazie al quale ognuno di noi può scegliere in autonomia come investire le proprie risorse.

Ma ricordiamo anche che una recensione negativa non deve essere vista necessariamente come un male: magari metterà in luce elementi su cui possiamo lavorare e sul lungo periodo si rivelerà utile, certo molto più di una recensione positiva poco sincera o del riassunto del libro replicato in cinque blog diversi.
Questo però sta al singolo stabilirlo, sulla base del proprio percorso e della propria sensibilità.
Leggi in proposito il nostro articolo: “Come ricevere una stroncatura e vivere felici”

BENE. Abbiamo riassunto i motivi per cui, secondo noi, è giusto pagare per una recensione.
(In passato avevamo già trattato l’argomento; leggi l’articolo: “Perché pagare per una recensione?”)

Ora spieghiamo le ragioni che ci hanno portate a decidere di sospendere il servizio.

Abbiamo notato che, malgrado tutto, la percezione generale resta davvero negativa. 

La recensione retribuita è qualcosa che mette il pubblico sulla difensiva e richiama automaticamente truffe e marchette.

Ci siamo quindi chieste: è giusto investire tempo ed energie su qualcosa che viene vissuto così male?
O potremmo, piuttosto, utilizzare quelle energie per qualcos’altro che sia invece percepito come utile e proficuo per tutti?

Un po’, inutile nasconderlo, siamo dispiaciute.
Avevamo iniziato proprio con le recensioni, eravamo in qualche modo affezionate al servizio: avevamo la visione di una possibilità nuova per autori e autrici, di un cambiamento di mentalità, grazie all’offerta di un lavoro buono, utile e onesto.
Questa visione la convogliamo in altre attività, ma la mettiamo da parte per quanto riguarda le recensioni. Perché bisogna tenere conto della fruizione, lo diciamo sempre: bisogna anche prendere atto delle preferenze del pubblico e di quello che non funziona, e cambiarlo.
Il nostro pubblico, ovvero gli autori e le autrici, apprezzano le nostre recensioni solo dopo averle provate, ma per avvicinarsi devono avere la voglia di vincere tantissime resistenze e pregiudizi, cosa che è complessa e non obbligatoria.

Per quanto riguarda noi, siamo anche un po’ stanche.

Stanche di dover spiegare in ogni mail le stesse cose che sono già online, proprio per paura di malintesi, e specificare ogni volta (e di richieste ne abbiamo tante!) che la recensione potrebbe essere negativa.
Stanche di rifiutare periodiche proposte di editori che vorrebbero sottoporci i loro cataloghi: praticamente un piccolo fisso mensile, in cambio di recensioni che però devono essere positive… questo lo abbiamo sempre escluso.
Stanche di leggere online polemiche periodiche contro i cattivoni che si fanno pagare le recensioni, nelle quali non possiamo intervenire perché daremmo adito a sospetti di conflitti di interesse.

Insomma: non è aria. Non ancora, per lo meno. Questa volta, e dopo dieci anni di onorata carriera, passiamo il turno.

Ecco quindi che la decisione è presa: non recensiremo più libri su richiesta.
Le recensioni che appariranno sul nostro sito (sui nostri siti) saranno solo e soltanto quelle che scriveremo per conto nostro, relative ai libri che leggiamo per interesse personale.

(A questo proposito, qualcuno ha domandato: ma tutte le recensioni che avete scritto erano su richiesta? La risposta è no, la maggior parte riguardava le nostre letture.)

Sappiamo bene che andremo a lasciare un buco in questo settore: lo sappiamo per esperienza personale, perché anche noi abbiamo provato più volte, da scrittrici, a contattare altri siti e blog per avere una recensione delle nostre pubblicazioni.

Qualcuno ha detto: “Scriviti la recensione da sola e poi mandacela, la pubblichiamo a firma nostra per 20 euro!”
Altri considerano “recensioni” delle sinossi con un commento finale forzatamente positivo.
Altri ancora non rispondevano nemmeno alle e-mail.
…a conti fatti, avremmo davvero avuto bisogno di uno Studio83 a cui rivolgerci! 😉

Perciò, concludiamo ribadendo un concetto molto importante.

Essere freelance, blogger, operatori di qualunque genere in campo editoriale non significa essere tenuti a lavorare gratis.

Se ci rivolgiamo a qualcuno per chiedergli un servizio, è possibile, anzi probabile e pure auspicabile, che quel servizio avrà un costo.
Noi possiamo non essere disposti a pagarlo: ciò non vuol dire che non sia legittimo chiederlo.

E questo vale anche per le recensioni!