Studio83 a Tempo di Libri 2018 – Ecco com’è andata!
Siamo state alla seconda edizione di Tempo di Libri, la controversa kermesse del libro milanese.
Nata da una scissione dell’AIE dal Salone del Libro di Torino, la fiera sta cercando di affermarsi, o per lo meno di diventare qualcosa: in un panorama, quello milanese, non facile, perché molto vario e con una già forte offerta culturale libraria.
“Volevamo che fosse una festa del libro e così è stato, siamo felicissimi” ha dichiarato Ricardo Franco Levi, Presidente dell’Associazione Italiana Editori.
Dal comunicato stampa: “È stato un tempo bellissimo”
Noi di Studio83 avevamo fatto un giro alla prima edizione, nell’aprile del 2017, e in quel resoconto avevamo dato ampio spazio ai paragoni: paragoni tra l’ottima organizzazione milanese e il dramma logistico torinese, ma anche tra l’offerta e lo spessore culturale della ben più rodata Torino rispetto ai timidi tentativi tematici di Milano, molto muscolari ma meno strutturati dal punto di vista dei contenuti.
A me l’impressione di grandiosità rimane lo stesso, perché è stato molto bello passeggiare in spazi belli, vivibili e curati, pensati per facilitare in tutto la vita dei lettori, delle persone, dei bambini e delle famiglie, per portarli a fermarsi, a guardarsi intorno, per interessarli, per farli stare bene. L’ho trovato un segno di rispetto, al contrario, è proprio il caso di ripeterlo, di quella fiera del bestiame che è Torino.
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Quest’anno il paragone passa in secondo piano e possiamo concentrarci su alcuni aspetti positivi e negativi della fiera presa a sé stante.
Iniziamo dai pregi: il bello di Tempo di Libri
Gli spazi, la raggiungibilità, l’organizzazione logistica sono ancora degli innegabili atout di Tempo di Libri.
Nel 2017 eravamo a Rho, quest’anno la Fiera è stata spostata nel complesso fieristico Fieramilanocity, niente meno che la vecchia Fiera di Milano: un luogo nel cuore della città, collegato benissimo e super raggiungibile, per i milanesi una vera e propria istituzione e comodo anche per chi veniva da fuori, grazie anche al fatto di essere circondato di alberghi e B&B pensati proprio in funzione di chi si reca alle fiere.
Oltre a ciò, abbiamo notato anche un dispiegamento di personale qualificato (ben diverso dai liceali torinesi, bravi e motivatissimi, ma con un vago sentore di sfruttamento alle loro spalle da parte degli enti organizzatori. Ok, avevamo detto niente paragoni, chiusa parentesi).
All’interno della fiera la vivibilità è sempre stata buona: anche nei picchi di folla, come il sabato, si riusciva a camminare, a bersi un caffè, ad andare al bagno senza fare chilometri di fila… insomma, anche quest’anno Tempo di Libri è stata una fiera accessibile, vivibile e quindi gradevole.
Le pecche in questo sostanziale pregio: un riscaldamento sparato a mille, faticoso e del tutto immotivato; e lo spazio ristoranti davvero risicato e risibile, consegnato alla gestione Autogrill che per un’acqua e un piatto di farro e verdure chiedeva tredici euro manco fossimo sulla A1 al 10 di agosto.
Gli spazi sono stati sfruttati e ripartiti meglio rispetto all’anno scorso: oltre a diversi allestimenti superstar, la parte dedicata allo show cooking è stata spostata al secondo piano, con quasi un’intera area dedicata.
Al piano terra (il primo piano era l’area ristoranti e bar) sono stati ricavati invece tanti angoli e spazi dedicati ai laboratori, alla lettura, alle classi in visita, oltre a una buona distribuzione di bar e punti di ristoro ovunque, non solo al piano intermedio.
In uno spazio separato, poi, gli incontri tecnici dedicati alle trattative e allo scambio di diritti, un altro cuore per una fiera di questo tipo, magari meno noto ai visitatori ma molto importante dal lato operatori. Il comunicato stampa dedicato all’International Right Center ha toni trionfalistici che nemmeno le internazionali staliniane, ma riporta comunque tratti positivi e di grandi scambi proficui.
Un altro elemento di continuità con la prima edizione del MIRC, [cit.! La virgola è grammaticalmente sbagliata, Nd.R.] è l’attenzione dimostrata nei confronti della narrativa italiana e dell’Italia come Paese, come identità. Accanto alla richiesta frequente di gialli e thriller, infatti, risultano particolarmente apprezzati i romanzi e le storie dalla spiccata “italianità”, così come le ambientazioni in luoghi precisi del nostro Paese.
L’offerta culturale è stata arricchita: a ogni giorno della fiera è stato assegnato un tema come filo conduttore. Molto all’acqua di rose, nel senso che poi gli incontri sono stati molti e diversi, e non tutti così legati al tema del giorno. Ma comunque tanti e mi pare più dell’anno prima.
Da questo punto di vista, un altro pregio molto importante è stato l’incremento degli editori e delle proposte offerte. Accanto ad allestimenti superstar abbiamo trovato anche tavoli in tandem di editori piccoli e piccolissimi, meno oggettistica, più cataloghi e nomi e titoli e libri!
La maggiore partecipazione del pubblico (i comunicati dicono +60% rispetto allo scorso anno) sembrerebbe confermare che Tempo di Libri è sulla strada giusta per andare bene, anche se ci sono ancora delle questioni da sistemare.
E veniamo alle criticità di Tempo di Libri.
Tempo di Libri: cose da migliorare
La prima riguarda un po’ il fulcro della questione: Milano ha davvero bisogno di una fiera del libro?
Tra una settimana, tanto per dire, parte Book Pride, la kermesse dell’editoria indipendente che ha luogo a Milano da diversi anni e registra numeri di tutto rispetto, oltre ad assorbire l’organizzazione e le energie di tanti editori piccoli e medi. Il pubblico ce la fa, a zompare di fiera in fiera, di stand in stand, a distanza di poco più di una settimana?
E non è tutto: nello stesso fine settimana di Tempo di Libri, Milano ha ospitato anche la mega fiera del fumetto Cartoomics, che ha avuto luogo proprio a Rho. Era proprio il caso di sovrapporsi? Non solo per il pubblico, che è comunque la prima variante da tenere in considerazione, ma anche per gli editori stessi, molti dei quali si sono dovuti dividere tra le due fiere o peggio ancora hanno dovuto scegliere l’una o l’altra.
Insomma, Milano è una città dove ormai da molto l’offerta culturale supera la domanda, e bisogna competere per l’attenzione e la partecipazione di un pubblico super sollecitato. Che ruolo ha Tempo di Libri in tutto questo? E come può, se non imporsi, almeno trovare un suo posto, una sua identità chiara, come è riuscito a fare Bookpride?
Una strada possibile è la sinergia con le scuole.
Fin dall’inaugurazione, alla vigilia delle cinque giornate, con la festa Incipit e le letture degli studenti, Tempo di Libri ha mostrato un volto giovane: 16 mila i bambini e ragazzi arrivati con le proprie classi per seguire incontri e cimentarsi nei laboratori.
Dal comunicato stampa: “È stato un tempo bellissimo”
In effetti a TdL abbiamo visto moltissime scolaresche, quindi anche da questo punto di vista rispetto allo scorso anno i miglioramenti sono nettissimi (“le scuole sono mancate”, diceva il sindaco Sala nel 2017) ma anche qui segnaliamo margini di miglioramento.
Perché le classi arrivavano per partecipare a eventi e presentazioni, ma i ragazzi e le ragazze non venivano poi lasciat* liber* di girare per gli stand. E gli editori, specialmente quelli un po’ più piccoli, ma magari con offerte e titoli pensati anche e soprattutto per i giovani, non hanno avuto la possibilità di interagire davvero con questo pubblico “presidiato” e “trasportato” qua e là.
Per le classi delle scuole materne, d’accordo, il controllo è giocoforza. Ma a partire dalle ultime classi delle elementari, passando per le medie e soprattutto per le superiori, un appello a educatori ed educatrici: lasciate che i ragazzi e le ragazze vadano ai libri! Lasciate che vadano in giro!
Lasciate che si perdano per qualche minuto, che incontrino cose mai viste, che parlino con chi i libri li ama e li fa. Immagino che non sia una richiesta facile alla quale venire incontro. Ma i ragazzi e le ragazzesono il pubblico di lettori sia di oggi che di domani, e il libro in questo paese ha bisogno di loro, della loro libertà, del loro girovagare, della curiosità connaturata a tutto questo. Proviamoci, pensiamoci!
Altra criticità: alle scolaresche era stata praticamente riservata la giornata di giovedì, che però ha registrato il vuoto cosmico. L’8 marzo è stato il giorno del controvero sciopero dei mezzi pubblici in sostegno della Giornata Internazionale della Donna, e le classi che si muovevano con i mezzi pubblici (praticamente… tutte!) hanno dovuto disdire la visita.
Questo, certo, non è un problema ascrivibile a un errore degli organizzatori.
Ma che dire di lunedì?
Tempo di Libri infatti è iniziata giovedì 8 marzo e si è conclusa lunedì 12 marzo… compreso. Perché lunedì? Perché un’altra, ultima giornata destinata alla fatica, e infatti vuota? L’impressione e il parere generale che abbiamo raccolto è stato che questa scelta sia di nuovo in competizione con Torino: loro cinque giorni, pure noi! A quanto mi è dato di capire, però, non è stata una scelta azzeccata.
Fronte esordienti: Tempo di Libri c’è
Cenni di attenzione sono stati dati anche ad autori e autrici esordienti, presenti alla fiera in molte vesti e in molti modi. Amazon Publishing e Amazon Audible aprono da sempre spazi di conversazione, un po’ alla ricerca, un po’ per incontrarsi.
Ma c’era anche uno stand di Youcaniani, ovvero di autori e autrici che si autopubblicano tramite la piattaforma Youcanprint. Abbiamo scambiato con loro impressioni e considerazioni sul cambiamento in atto, che dal mercato online si sta estendendo piano piano anche alla consapevolezza dei lettori. Diversamente dagli anni precedenti, gli autori-espositori hanno trovato più congnizione di causa da parte del pubblico e un’accoglienza migliore nei confronti di chi si pubbilca in modo indipendente. Bene!
Ultimo ma non ultimo, sembra ci siano segnali e canali di apertura anche da parte dei grandi. Non è una cosa nuova, ma siamo state felici di constatare la presenza di numerosi speed date editoriali (e di parteciparvi!): ovvero incontri tra l’autore o l’autrice esordiente e gli editor di grosse case editrici, alla ricerca di nuovi romanzi e talenti. La formula è quella dello speed date: qualche minuto di tempo per “vendere” una fotografia della propria opera e sperare di convincere gli editor.
Grazie!
Abbiamo fatto tanti incontri!
Francesco Verso di Future Fiction,
Barbra Bucci e Andrea Vaccaro di Hypnos Edizioni,
Giorgio Raffaelli e Marco Scarabelli di Zona42,
la scrittrice Francesca Conforti
…sono delle garanzie di belle conversazioni e ritrovi sereni e ricchi di spunti.
Grazie!
Abbiamo poi avuto il piacere di nuove conoscenze:
Ivan Alemanno di Watson Edizioni,
Chiara Reali con Zona42,
Marco De Simoni di Odoya Edizioni,
Franca Turco e Lucio Rizzo del gruppo di autori e autrici Youcaniani
la scrittrice e blogstar Madeleine H.
….ci hanno raccontato un po’ del loro lavoro e accolte nel migliore dei modi, amichevolmente e con gentilezza.
Grazie!
Io (Giulia) ho poi avuto il piacere di incontrare il disegnatore di uno dei miei fumetti preferiti di gioventù: Cattivik! Giorgio Sommacal, artista e fumettista di grande bravura e di tante creazioni, ha sopportato stoicamente il mio attacco da fan e insieme a lui Laura Stroppi e tutto il team di SBAM Editore.
Grazie! 🙂
Tempo di Libri 2018 – Un bilancio
Il bilancio è positivo: abbiamo passeggiato per una fiera ricca di stimoli, con più offerte e più entusiasmo rispetto all’anno precedente.
L’organizzazione è stata in grado di imparare da alcuni errori e di migliorare alcuni aspetti, e questo ha premiato sia in termini di pubblico che di gradimento da parte di editori e operatori.
E adesso? Adesso si parla già di una terza edizione, per il prossimo anno. Riuscirà a essere ancora meglio? Riuscirà, soprattutto, a essere qualcosa, a trovare una narrazione definita che le dia una specificità, una identità che la collochi tra le altre, in un suo preciso spazio e profilo, senza più competizioni e sovrapposizioni inefficaci? Lo scopriremo solo… leggendo?
Alla prossima, Tempo di Libri! E grazie: quello tra gli stand è stato, al di là di ogni altra considerazione, un tempo piacevole e divertente!