FantaTrieste, la nuova antologia Kipple!
Una ne fanno e cento ne pensano: parliamo dei tipi di Kipple Officina Libraria, casa editrice indipendente che da tanti anni ormai opera nel settore fantascientifico italiano.
È da poco uscita, a cura di Roberto Furlani, l’antologia “FantaTrieste”, che raccoglie dieci racconti di altrettant* autori e autrici, ambientati appunto a Trieste.
Risulta quasi naturale che Trieste sia permeata da una vocazione fantascientifica, in quanto essa stessa città di confine. Non tanto un confine geografico, tra l’Italia e la Slovenia, tra cultura latina e quella slava, quanto uno spartiacque tra due aree del sapere che impreziosiscono Trieste esattamente alla stessa maniera nella quale impreziosiscono la fantascienza.
Dalla sinossi di “Fantatrieste”, a cura di Roberto Furlani
Parliamo di una città, infatti, in cui hanno vissuto figure salienti della nostra letteratura, come Joyce, Svevo, Saba e Slataper, fino a grandi autori della narrativa contemporanea del calibro di Claudio Magris e Paolo Rumiz.
Dieci storie di fantascienza triestina, dieci essenze di una città che respira il futuro e il limite come forse nessun altro luogo in Italia.
Il libro è disponibile in e-book e cartaceo e aggiunge un tassello nuovo al mondo delle antologie del fantastico italiano, una realtà molto viva ed effervescente.
A questo proposito, siamo felici di poter ospitare qui sul nostro blog un intervento del curatore Roberto Furlani, che ha scritto per noi qualche parola in più su questa antologia.
Prima di dargli la parola, ci piace ricordare che Furlani è un “capitano di lungo corso” della fantascienza italiana. Già nel 2000 aprì infatti la webzine letteraria CONTINUUM, che ha di fatto gettato le basi per la rinascita della fantascienza in Italia.
Giusto dieci anni fa, nel lontano 2010, avevamo intervistato Roberto relativamente alla situazione della letteratura di fantascienza nel nostro paese, nel post INTERVISTA A ROBERTO FURLANI.
Il fatto è che un romanzo di avventura è un romanzo di avventura, un romanzo fantasy è un romanzo fantasy e così via. Invece nello scrittore di sf si sintetizzano, coerentemente e in un’unica soluzione, le figure degli scrittori di romanzi di avventura, gialli, mainstream, rosa, fantasy, noir, polizieschi, spionistici e del divulgatore scientifico.
Dall‘intervista a Roberto Furlani, febbraio 2010
Rileggere le sue parole attente e competenti in merito (oltre alle interessanti digressioni sulla storia del genere) è ancora istruttivo, e ci dà una prospettiva anche degli anni che sono seguiti (ma non è questo che fa, in fondo, anche la buona fantascienza?)
Noi stesse di Studio83, Elena Di Fazio e Giulia Abbate, abbiamo pubblicato il nostro primo racconto di fantascienza proprio sulle pagine di CONTINUUM, nel 2009: “Ora tocca al dodo”, scritto a quattro mani e ripubblicato poi in seguito nella nostra antologia “Lezioni Sul Domani” (Delos Digital editore).
Tutta questa introduzione per dire che Roberto Furlani per noi è un amico, e che ci fa davvero piacere averlo sulle nostre pagine (augurandoci che non passino altri dieci anni prima di ripetere ^^).
E torniamo a “Fantatrieste”: ora tocca a Roberto! 🙂
“Fantatrieste”: la città, la raccolta, i racconti
di Roberto Furlani
Trieste è una città dalla spiccata propensione fantascientifica, probabilmente più forte che altrove a causa della sua natura di zona di frontiera. Una frontiera geografica (tra Italia e Slovenia, tra popolo latino e popolo slavo) ma anche culturale, con la commistione di suggestioni artistico-letterarie e scientifiche.
Un simile contesto ha permesso al capoluogo giuliano di diventare un importante punto di riferimento dell’immaginario fantascientifico.
Trieste ha ospitato l’Eurocon nel 1972, il Festival Internazionale della Fantascienza, il Trieste Science+Fiction Festival, e ha visto nascere fanzine di rilievo nazionale come Il Re in Giallo (fondata dal triestino d’adozione Giuseppe Lippi assieme a Fabio Calabrese) e Continuum.
È anche la città che ha visto emergere autori capaci di affermarsi come nomi di rilievo nel panorama sf italiano, con pubblicazioni di prestigio e ragguardevoli risultati ai principali concorsi letterari nazionali di genere.
Molti di loro sono presenti nel sommario di “FantaTrieste”: una raccolta di racconti di fantascienza ambientati a Trieste, scritti da autori triestini di nascita o di adozione.
Nella selezione qui proposta, il lettore potrà trovare storie afferenti ai diversi filoni della fantascienza con in sottofondo i soffi della Bora.
Si parte con “Effimera”, di Fabio Aloisio, un incontro tra civiltà estranee eppure così vicine, con le loro affinità, le loro incompatibilità e i debiti che ciascuna ha con l’altra.
Simonetta Olivo, con “La mente del robot”, ci offre una storia delicata e introspettiva nella quale l’artefatto – il robot – diventa terreno di indagine, ma anche interlocutore che rispecchia bisogni, desideri e fragilità dell’essere umano.
“I figli dei naniti” di Lorenzo Davia è un thriller biotecnologico, con una morte da chiarire e un confine al di là del quale ci può essere una via di salvezza oppure la condanna.
“Il canto delle sirene” di Giuseppe O. Longo è un racconto ascrivibile alla fantascienza classica, asimoviana, nel quale la presidente di un colosso informatico e il suo braccio destro se la dovranno vedere con delle impreviste difficoltà causate da un uomo senza arte né parte.
Il racconto di Roberto Furlani, “I precursori”, è un affresco di due secoli di Trieste, dalla dominazione austriaca fino alle egemonie economiche delle corporazioni nordeuropee, imperniato su un espediente hard sf, con delle tinte ucroniche.
Alex Tonelli, con il suo “Racconto senza fine”, ci conduce a un’opera sperimentale, per linguaggio e struttura, nella quale la fantascienza incontra la mitologia ebraica e nel cui protagonista – un colpevole senza possibilità di redenzione – il lettore potrà ritrovare scampoli di umanità autentica.
“Mahut”, di Fabio Calabrese, ci porta giù lungo l’Adriatico e poi fino alla Persia a bordo di un pascolante. Il mahut triestino che pilota l’imbarcazione si troverà implicato in un intrigo fantarcheologico che non era previsto all’inizio del viaggio.
Le note dei Pink Floyd fanno da sottofondo musicale di “High Hopes”, di Caleb Battiago, che ci introduce a una Trieste apocalittica e a un personaggio iconico che affascina, cattura e terrorizza.
Con “Tutto ciò che siamo” Gianfranco Sherwood ci porta fuori città, sull’altopiano carsico, la destinazione finale di un’antica amicizia arrivata all’utimo giro. Sulla dolina dello Sterpacevo, ci si imbatterà in ritrovamenti, misteri, fantasticherie e forse qualche bugia.
Con “Pitco”, di Luigi R. Berto, si chiude “FantaTrieste”, nata come tributo a questo precursore della fantascienza triestina.
Una vivace storia in stile golden-age di una conquista dello spazio “privata”: per arrivare su Marte, l’equivoco e il contrattempo sono insidie che ci attendono dietro l’angolo.
—-
Grazie, Roberto, per la tua introduzione. Non ci resta che consigliare “Fantatrieste” a lettori e lettrici amanti del “vento” della fantascienza!