Leggere fantascienza oggi – Intervista a “Leggere Distopico”

Un venerdì bomba, quello di oggi! Sì, perchè abbiamo intervistato niente meno che l’intero staff di un gruppo di lettori e blogger che sta andando forte: Leggere distopico.

Decine di libri segnalati a settimana, recensioni sempre nuove, rubriche interessanti e centinaia di membri e followers, in continuo aumento.

Perché proprio loro?

Il gruppo Leggere Distopico, nato da una passione personale della creatrice Liliana Marchesi e poi da un blog aperto per hobby intorno al quale si sono radunati gli altir membri dello staff, è secondo noi una dimostrazione interessante che i lettori ci sono… e possono anche lottare insieme a noi!

Bisogna però riconoscerli e trattarli in modo diverso da quello che invece si fa di solito.

I lettori non sono un popolo bue, tanto per cominciare: sono persone spesso molto preparate, consapevoli, con loro gusti e preferenze personali. E in ogni caso, chiunque essi siano, hanno tutto il diritto di premiare titoli che a noi “produttori” paiono titoli “di cassetta”, e penalizzare proposte più blasonate.

Allo stesso tempo, non sarebbe giusto considerarli come “superiori” ai chi li libri li fa: non serve bombardarli di richieste e segnalazioni, o sperare che siano loro e solo loro a decretare l’immediato successo di un testo.

Bisogna comunicare. Relazionarsi. E prima di questo, bisogna voler conoscere, capire, ascoltare.

Noi ci abbiamo provato. E quello che abbiamo ascoltato ci è piaciuto moltissimo.

Partiamo con le domande!

Un blog, una pagina, un gruppo di centinaia di persone con post, recensioni e segnalazioni quotidiane. Ci parlate della nascita e della storia di questo progetto?

[Risponde Liliana Marchesi:] Prima di tutto ci tengo a ringraziarvi a nome di tutto lo Staff per questa intervista, essere riusciti a suscitare interesse verso ciò che facciamo ci fa molto piacere.

Questo progetto sbocciato recentemente ha in realtà origini ben più vecchiotte. Un paio di anni fa infatti creai il gruppo Leggere Distopico per raccogliere i titoli più interessanti del genere. Da Lettrice, più cercavo online e più mi rendevo conto che questa sfumatura letteraria non era facile da ritrovare negli elenchi, e da autrice, ero dispiaciuta quando constatavo che alla parola Distopia la gente iniziasse a storcere il naso pensando che avessi pronunciato una parolaccia. Poi ovviamente bastava nominare titoli come “Divergent”, “Maze runnare” e “Hunger games” che subito tornava il sereno sui volti dei miei  interlocutori.

Insomma, per farla breve, iniziò a nascere dentro di me il desiderio di fare luce su questo genere sottovalutato perché lasciato nell’oscurità.

Poi, un giorno decisi di fare qualcosa di più che limitarmi a raccogliere titoli. Leggere Distopico doveva diventare un punto di riferimento per tutti quei Lettori innamorati del genere. E fu così che, dopo aver dato una bella lucidata alla grafica del gruppo, scovai quelli che oggi sono i miei preziosissimi collaboratori (persone fantastiche, piene di entusiasmo, sempre pronte a sopportare e supportare le folli idee della sottoscritta, con un bagaglio di creatività e professionalità che mai avrei sperato di trovare) e insieme a loro lanciammo LEGGERE DISTOPICO! Un gruppo, un Blog, una missione!

Noi ci crediamo profondamente, e l’apprezzamento di coloro che ci seguono è la conferma che non siamo i soli.

Perché proprio la distopia? Pensate sia una predilezione legata a un certo pessimismo? O c’è dell’altro?

[Risponde Riccardo Muzi:] Scegliere la distopia vuole dire guardare al futuro tenendo gli occhi ben piantati sul presente.

Mi spiego meglio: passeggeri della metropolitana con il capo chino immersi nei loro smartphone, interviste della D’Urso, persone giudicate con processi mediatici; sono tutte situazioni che hanno una forte connotazione distopica ma fanno parte del nostro presente. Allora , forse, il genere distopico, più che avere un’accezione pessimista potrebbe avere la capacità di esorcizzare gli elementi più negative della realtà contemporanea. Classici come “1984” e “il mondo nuovo” o autori come Golding (“Il signore delle mosche”) che sosteneva che “l’uomo produce il male come le api producono il miele” non davano molto spazio alla speranza, ma la distopia attuale (“Hunger games”, “Maze runner”, e così via) legata al genere YA , racconta soprattutto della rivolta giovanile contro un’ aberrante società futura.

Ci piace pensare che gli amanti del genere, leggendo questi libri dall’anima visionaria, allenino la loro anima rivoluzionaria.

Cosa non può mancare secondo voi in un buon libro distopico?

[Risponde Liliana Marchesi:] I romanzi Distopici hanno l’importante compito di far aprire gli occhi alla gente.

Le storie che troviamo all’interno di questi libri potranno anche sembrare fantascienza, ma non sono poi così lontane da una possibile realtà. Situazioni attuali estremizzate, futuri ipotetici ricamati con un po’ di Sci-Fi, Thriller, Romance. Ogni sfumatura della Letteratura è ben accetta nella Distopia, perché la Distopia è ciò che sta intorno.Un’ambientazione che vive dentro e fuori i personaggi.

Personalmente, in un romanzo Distopico cerco originalità, colpi di scena, adrenalina e… anche un po’ di amore. Ma ciò che conta di più è la speranza. Un messaggio che deve arrivare dritto nel cuore del lettore. Non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta!

E quali sono invece gli anche no e gli errori da evitare assolutamente in una scrittura distopica?

[Risponde Erika Zini:] Gli “anche no” del distopico sono gli “anche no” validi per qualsiasi scritto.

In particolare, consiglierei di avere una buona idea e concentrarsi su quella, senza voler strafare: che, in un romanzo distopico, potrebbe significare il Caos. Scrivere nella maniera più trasparente possibile e concentrarsi sull’aspetto sociale che è ciò che caratterizza il genere, anche se visto dal punto di vista di un personaggio. Infine, essere veri e onesti nella stesura, seppur si tratti di romanzi di fantasia.

La distopia è storicamente considerata un sottogenere della fantascienza. Siete d’accordo? Pensate che si possa leggere distopia, ignorando allo stesso tempo qualsiasi altra cosa della letteratura fantascientifica?

[Risponde Erika Zini:] Questa è una bella domanda.

È vero che il genere si riconduce spesso alla fantascienza, ma in realtà lo sviluppo del distopico prende strade che a volte si incrociano con questo genere e altre volte no. Ricordiamo che prima di parlare di “distopia” il genere veniva definito “fanta politica” dove la prima parola stava per “fantasia”.

È altresì vero che elementi di distopia sono presenti in numerosi ambiti e storie, tanto che a volte ci sono solo alcuni elementi o la struttura del mondo in cui si svolge la vicenda, che nulla ha a che vedere con il “politico” o il “sociale”.

Si potrebbe quindi dire che la distopia rientra nel genere del fantastico e, sempre di più, si sta costruenda una propria dignità come genere a sé stante.

Molta distopia oggi si trova nei romanzi cosiddetti Young Adult. Il mondo “adulto” della fantascienza italiana li conosce poco e a volte li considera come un “male necessario” quando permette di passare poi a letture più “serie”. Ci date una vostra lettura di questa interpretazione, e una vostra definizione/descrizione esaustiva del genere Young Adult e del perché leggerlo?

[Risponde Davide Borrielli:] Quello dei romanzi “Young Adult” è un tema piuttosto delicato che dovrebbe essere affrontato sotto più chiavi di lettura per poter essere trattato al meglio.

Spesso, col termine Young Adult viene definito un romanzo i cui protagonisti hanno un età che si aggira intorno ai dodici anni, che tratta le tipiche tematiche adolescenziali come i primi approcci con il sesso, con la droga, ecc ecc. Va da sé che tematiche del genere abbiano un campo di applicazione estremaente vasto e variegato: si passa dal fantasy al crime, dal genere romantico fino, per l’appunto, al distopico.

Questa sua caratteristica è un arma a doppio taglio, in quanto è molto semplice scadere nelle stereotipie ed è ancora più semplice scivolare in intrecci banali o che affrontano il tema dell’adolescenza con una certa superficialità. Questi adolescenti di cui si parla, spesso sono “troppo adult” e “poco young”: dalle descrizioni spesso emergono personalità già formate, già carismatiche che pensano, ragionano ed agiscono come un adulto e non come un ragazzino che “si affaccia” al mondo adulto.

Allora io mi chiedo, dove sono i VERI adolescenti? Dov’è quella goffaggine che caratterizza questa età? Dov’è la ricerca della propria identità? Dove sono le grandi questioni, i grandi quesiti, le paure e le credenze che caratterizzano il mondo degli adolescenti?

Stiamo parlando di una letteratura di “transizione” rivolta ad un pubblico adolescente, utile a proiettarlo verso la maturità che caratterizza il mondo adulto: ed essa, in quanto tale, deve essere in grado di dare i giusti messaggi, al fine di stimolare l’adolescente a porsi le giuste domande e a ricercare le giuste risposte. Se si presta attenzione a questi aspetti, daremo agli adolescenti la lettura di qualità che meritano. Altrimenti, sì: ci limiteremo a propinare solo il “male necessario”, banale, superficiale e stereotipato, da propinare come mero riempitivo tra l’infanzia e l’età adulta.

In una recente intervista alla rivista SF statunitense Samovar, la scrittrice Clelia Farris ha affermato:
“In Italia gli appassionati di SF sono pochi. C’è molta diffidenza verso il genere da parte dei lettori mainstream. I lettori di SF italiani sono per lo più adulti. I ragazzi e le ragazze hanno smarrito il senso del futuro, la voglia di sognare un mondo differente da quello in cui vivono. È molto triste.”
Voi cosa ne pensate di questo parere?

[Risponde Alex Zaum:] Prima di tutto, contestualizzerei la domanda. La fantascienza, come genere cinematografico, sta andando fortissimo, in Italia come nel resto del mondo: basti dire che l’anno scorso il film più visto è stato Episodio VIII di Guerre Stellari. E il grande successo della fantascienza vale, in maniera analoga, anche nel mondo dei fumetti, dei videogames e delle serie tv.

Nell’ambito della letteratura, in effetti, le cose sono diverse: in Italia i generi che vanno per la maggiore sono altri, e questo è probabilmente colpa della grande distribuzione che non ha ancora intuito il potenziale della fantascienza.

Va però aggiunto che, nell’ambito letterario, spesso si commette un errore di fondo: si associa la fantascienza ad opere ambientate nello spazio, che è un tema tipico della fantascienza anni ‘60 e ’70. Oggi invece, questo genere è più legato ad altri temi: vanno per la maggiore le invasioni zombie, il tema della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale, i mondi fantastici alla Harry Potter, le distopie.

Questo perché la fantascienza da sempre si lega alle paure e i grandi interrogativi del presente: oggi i temi più sentiti solo probabilmente l’alienazione virtuale, le migrazioni, i disastri ambientali.

Dateci tre consigli: un distopico da scoprire, un distopico da riscoprire e uno da evitare assolutamente.

[Risponde Riccardo Muzi:] Affinché il fuoco della distopia bruci ancora e probabilmente per sempre, sarebbe bene riscoprire il romanzo di Ray Bradbury “Fahrenheit 451”.

[Risponde Erika Zini:] Nel gruppo, solitamente, mi occupo della rubrica “imperdibilil”, quindi non posso fare a meno di suggerirvi un titolo da scoprire: “Feed” di M.T. Anderson. Straziante, commovente, allarmante. Come nelle migliori distopie.

[Risponde Liliana Marchesi:] E figuriamoci se a me non restava l’amaro compito di dover scegliere un titolo da evitare. Ma sapete cosa vi dico? Credo sinceramente che non ci siano titoli da evitare, almeno non per tutti. Ogni giorno nel gruppo si parla di titoli Distopici, e ci sono sempre pareri contrastanti. Questo perché non a tutti piacciono le stesse cose. Quindi un libro che a me ha trasmesso moltissimo, ad altri può essere sembrato insignificante e viceversa. Perciò non vi darò alcun titolo da evitare 😉 Dovrete leggerli tutti per scoprire da voi cosa è nelle vostre corde e cosa non lo è.

E adesso permettetemi di ringraziarvi a nome di tutto lo Staff per questa bella intervista e per lo spazio che ci state dedicando.

Spero che le nostre risposte abbiano invogliato i vostri lettori a unirsi a noi per scoprire questa sfumatura letteraria davvero eccezionale!

A presto!

Liliana Marchesi

Cara Liliana, cara Erika, cari Alex, Davide e Riccardo: grazie a voi per il vostro tempo e per avere accettato di rispondere alle nostre domande non facili, dandoci molti spunti e contenuti da rielaborare. E grazie anche per “Leggere distopico”, un gruppo che invitiamo tutti i nostri lettori e le nostre lettrici a raggiungere!

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