Pagamento o on-demand?
Ancora sulle case editrici a pagamento. Da Riaprire Il Fuoco, blog di Ettore Bianciardi, leggiamo che Repubblica ha pubblicato un articolo sull’argomento:
“Dunque anche Repubblica dopoIl Giornale si occupa degli editori a pagamento e dice esattamente le stesse cose che diciamo noi da qualche mese. Quelle cose che ci fanno passare per maleducati, per mascalzoni, per le quali ci minacciano querele, per quelle idee che fanno decidere molti a lasciare il blog e non rivolgerci più la parola. Adesso per coerenza fate lo stesso con Il Giornale e La Rebubblica, o non ve la sentite?“
Di bello c’è che l’opinione pubblica sta assumendo un punto di vista più definito sull’editoria a pagamento. Fino a qualche anno fa queste case editrici operavano in modo più silenzioso, mentre oggi l’argomento è discusso e pubblicizzato in modo molto più consistente, dando la possibilità ai più sprovveduti di farsi un’idea e di proteggersi. C’è chi si è appena avvicinato al mondo della scrittura, e non sa, non è informato – anche se informarsi dovrebbe essere un dovere. Per questa fetta di scrittori, è bene che di editoria a pagamento si parli il più possibile per spiegare che non è vero che non si può pubblicare altrimenti, come molti vogliono tendenziosamente far credere. Si può pubblicare senza pagare, a meno che non si sappia scrivere. Chi non lo sa fare, non vuole imparare e non ha voglia di fare la gavetta, può lasciar perdere (non sta scritto da nessuna parte che non si può vivere se non si pubblica!).
C’è poi chi sa benissimo a cosa va incontro. Questo gruppo si divide a sua volta in due sottocategorie: chi, una volta toccato con mano il frutto della sua scelta (cinquecento copie di un libro inservibile da smerciare agli amici), inizia a lamentarsi (come se tutto ciò non fosse prevedibile fin dall’inizio); e chi, invece, fa finta di niente e inizia a dirsi “scrittore”, a spargere qua e là un libro privo di editing, pubblicato alla cazzomannaggia, senza rendersi conto di avere in mano un prodotto impresentabile.
C’è una domanda che fanno in molti, e che voglio riproporre qui: piuttosto che pagare una cifra esorbitante per pubblicare con una casa editrice a pagamento, se proprio non si può sopravvivere senza stampare il proprio libro, non è meglio rivolgersi al print-on-demand? Il servizio è lo stesso, il conto decisamente meno salato.