Tòpoi letterari, luoghi comuni, cliché, stereotipi. Cosa sono? – I Parte: il tòpos
La scrittura è un’attività solitaria. Eppure, quando scriviamo non siamo sol*.
Intorno al nostro libro ci sono altri libri: quelli degli autori e delle autrici che ci hanno preceduto e che hanno scritto delle stesse cose, o con uno stile simile, o nello stesso genere letterario che noi abbiamo scelto.
Scrivere, quindi, non è solo creare qualcosa di nuovo, ma misurarsi con una certa tradizione, composta:
- da un canone preciso, stabilito dalla critica e da chi lo studia;
- dai libri che hanno già affrontato i nostri stessi temi;
- dal corpus di uno stesso autore o autrice;
- dai libri che noi stessi abbiamo letto e che ci hanno influenzati, nel bene o nel male, in modo chiaro oppure nascosto.
E in questo non c’è niente di male, anzi: deve essere così. La preoccupazione di essere assolutamente originali e di scrivere in modo da non assomigliare a nessuno è un rovello tipico di autrici e autori inesperti, e consuma un sacco di energie per nulla!
Perché la cultura è una conversazione, perché nessuno di noi è una monade e perché, si dice, in fondo tutto è già stato scritto. Quindi rilassiamoci! Pensiamo, invece, a come relazionarci con la nostra tradizione di riferimento.
Per aiutarti in questo, abbiamo scritto una breve guida per spiegarti alcune componenti fondamentali che accomunano i testi, e che fanno da “mappa” per lo scrittore e la scrittrice che vogliono scrivere bene.
La nostra guida si intitola:
Tòpoi letterari, luoghi comuni, cliché, stereotipi. Cosa sono?
Conoscere queste componenti ti aiuterà a seguire la tua personale strada espressiva, e allo stesso tempo ad avere la consapevolezza che esiste una tradizione prima e intorno a te. La tradizione non ti limita, anzi, ti aiuta e ti arricchisce nella lettura nella scrittura, nella cultura!
Prima parte. Il tòpos o luogo comune
Si dice sempre che per scrivere bisogna leggere. Questo non solo per affinare il nostro linguaggio, e per imparare stili e modi di dire le cose, ma anche:
- per entrare in contatto con chi ha già raccontato storie come quelle che abbiamo in mente, in una sorta di conversazione e confronto a distanza;
- per conoscere l’universo di riferimento di quelle storie e di quei concetti, così da poterli esprimere nei nostri futuri scritti con più cognizione di causa.
Alla luce di questi scopi, dobbiamo leggere i testi della nostra tradizione letteraria perché così impariamo i tòpoi, o luoghi comuni, di quelle narrazioni.
Il tòpos è un luogo letterario: un “posto” dove molti sono idealmente andati, e dove anche noi possiamo recarci se vogliamo scrivere cose simili.
È uno schema narrativo, che è stato usato e considerato talmente tante volte da diventare una tradizione di quel tipo di narrazione. Quindi dobbiamo conoscerlo, sia per creare storie più ricche, sia per evitare scivoloni.
Il concetto di luogo comune o tòpos, formalizzato già dai retori classici, è importante specialmente se scrivi letteratura di genere: il giallo, l’avventura, il fantasy, la fantascienza, il romance, ecc., hanno dei tòpoi letterari che i lettori e le lettrici conoscono molto bene e che si aspettano di trovare e di veder affrontati nei testi.
Se scrivi giallo di detection, un tòpos molto amato è quello della stanza chiusa. Ovvero di un delitto che si consuma in un luogo ben preciso, magari chiuso o isolato, come un treno o una villa in campagna. Il detective deve cercare il colpevole in una rosa ben definita di persone, che erano le uniche presenti in quel momento e in quel luogo.
Nell’avventura, uno dei tòpoi più amati è la quest, la ricerca o viaggio dell’eroe: luogo comune che c’è anche nel fantasy. A partire da una situazione tranquilla, ma forse poco soddisfacente, il protagonista deve imbarcarsi in un percorso al di fuori dei propri orizzonti di riferimento, per ottenere, per recuperare, o per salvare qualcuno o qualcosa (il mondo, ad esempio!)
Nel romance un tòpos che funziona sempre è quello dell’avversione: i due protagonisti destinati a finire in coppia all’inizio della storia si detestano, e l’intreccio sarà un percorso di graduale scoperta reciproca che trasformerà l’antipatia in passione.
Nella fantascienza il viaggio nel tempo è un tòpos molto amati grazie al fatto che può creare inesauribili paradossi con i quali arricchire l’intreccio. Sono tòpoi anche la questione dell’umano e dell’androide, o le implicazioni della fantastoria (o ucronia): a partire da uno stesso evento storico cambiato (esempio: Hitler ha vinto la seconda guerra mondiale) non c’è limite alle variazioni e alle invenzioni che possiamo trarne. (Basta che non ci consideriamo dei geni per aver pensato per primi: “e se Hitler avesse vinto la guerra?”.)
Insomma, i luoghi comuni letterari sono nostri amici e non vanno evitati, ma studiati! Perché sono importanti punti di riferimento che definiscono i generi e che ci aiutano a sviluppare le nostre storie.
Come impararli e come riconoscerli? Leggendo, naturalmente!
Leggendo cosa?
- Romanzi e racconti: testi simili a quelli che vogliamo scrivere noi. C’è solo da imparare! Non preoccuparti del rischio di “non essere originale”: nella mera ripetizione casca proprio chi ha questa paura, chi ignora la tradizione che lo precede, perché spesso pensa di aver inventato lui cose che sono tòpoi da centinaia di anni e da migliaia di libri. È un problema vero, che riscontriamo spesso nei tanti manoscritti che autori e autrici esordienti ci mandano in valutazione.
- Critica letteraria: saggi e opere che affrontano questioni formali. Vanno bene i manuali di scrittura creativa, per cominciare. Poi sarebbe meglio approfondire aspetti relativi ad aspetti tecnici che ci interessano di più, e leggere testi di pura critica letteraria su autori e autrici che ci piacciono, e sui generi letterari che scriviamo anche noi.
Nei prossimi post parleremo di altri elementi meno gradevoli da trovare in un testo, che derivano anche da un uso scorretto dei tòpoi: i cliché e gli stereotipi.
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