Annientamento – Jeff VanderMeer
Oggi riproponiamo la recensione a un romanzo breve e di grande successo: “Annientamento” di Jeff VanderMeer (“Annihilation” in versione originale). Un’opera visionaria e particolare, divenuta poi una trilogia con due sequel che non le rendono affatto giustizia.
Una spedizione composta da quattro professioniste (una biologa, una psicologa, una topografa e un’antropologa) viene inviata nella cosiddetta “Area X”, in Florida, dall’agenzia governativa Southern Reach. A seguito di un “Evento” non meglio specificato, l’area si è trasformata in qualcosa di incomprensibile: le undici spedizioni precedenti hanno avuto pessima sorte, molti non sono tornati, altri sono riapparsi a casa senza preavviso e sono morti poco tempo dopo.
A narrare è la biologa, moglie di un membro dell’undicesima spedizione. Una voce delicata, struggente, che VanderMeer è bravissimo a caratterizzare. Il suo personaggio, l’“uccello fantasma” innamorato degli angoli indecifrabili del mondo, ci mostra un’Area X che è al contempo terrificante, disturbante e suggestiva; e pian piano ci racconta, attraverso il suo particolare sguardo, le sorti della dodicesima spedizione.
“Annientamento” (“Annihilation” in lingua originale) è un romanzo breve, ma molto intenso. L’autore riesce con grande agilità a costruire un mondo familiare e alieno al tempo stesso, a formulare ipotesi, a suggerire spiegazioni, ma il suo obiettivo sembra un altro: raccontarci i personaggi, o meglio il personaggio, la protagonista senza nome. L’esplorazione dell’Area X in questo senso è quasi un espediente che va a intrecciarsi con la sua ricerca intima e personale, toccando momenti di grande intensità emotiva. Il tutto realizzato con apparente semplicità strutturale, un resoconto spezzato dai flashback e arricchito da bellissime descrizioni.
VanderMeer ebbe l’ispirazione per l’opera durante un lungo trekking nel St. Marks National Refuge, una vasta area protetta vicino Tallahassee, Florida, dove l’autore vive da anni. Il romanzo ha vinto il Premio Nebula e il Premio Shirley Jackson e nel 2018 ha visto la luce in versione lungometraggio su Netflix: non del tutto riuscito, a nostro parere (ne abbiamo parlato qui).