Sei cliché sullo stupro e come rimpiazzarli
Qualche settimana fa abbiamo parlato di come costruire protagonisti vividi, sconsigliando la pratica (purtroppo comune tra gli esordienti) di inserire lo stupro nel passato di una donna come mero elemento biografico e accessorio.
In quello stesso periodo, mi è capitato di discutere su Facebook a proposito della scena di un film in cui lo stupro veniva rappresentato come tocco di colore totalmente gratuito.
Un utente sosteneva che non devono esistere limiti alla creatività e che se un regista, uno scrittore e via dicendo vuole rappresentare lo stupro di una donna o anche di un bambino come elemento pop-trash, definirlo di cattivo gusto significa essere fascisti che imbavagliano la libera espressione.
Sempre in quei giorni, per una strana congiuntura astrale, ci è stato segnalato dalle blogger e scrittrici di Moedisia un articolo apparso sul blog Mythcreants – Fantasy & Science-Fiction for storytellers, scritto da Chris Winkle e intitolato: “Six rape tropes and how to replace them“.
Ovvero: “Sei cliché sullo stupro e come rimpiazzarli”. Abbiamo quindi pensato di tradurlo, perché è molto interessante e perché dà dei consigli pratici fruibili da tutti.
Iniziamo con una piccola premessa: siamo fermamente convinte che lo stupro (di donna, bambino, uomo) non sia un gioco, né un dettaglio trash con cui rendere più “maledetta” la nostra storia. È una terribile tragedia che distrugge le vite delle persone per sempre.
Possiamo parlarne, ma dobbiamo farlo senza mai dimenticare due cose: il rispetto e l’empatia. Che passano anche attraverso il non chiamare in causa lo stupro quando serve solo a dare un tocco di turpitudine in più a un romanzo.
Ecco la traduzione, grassetto nostro. Buona lettura!
Sei cliché sullo stupro e come rimpiazzarli
A meno che la tua storia parli specificamente di violenza sessuale, faresti meglio a rimuovere ogni stupro o tentato stupro dalla tua storia. Questo perché tali rappresentazioni normalizzano la violenza sessuale e sono spesso dolorose da leggere per chi l’ha vissuta. Ora esaminiamo perché lo stupro appare nelle storie, perché questi schemi sono dolorosi, e come scrittori/scrittrici possono raggiungere gli stessi obiettivi senza ricorrervi.
1. Lo stupro come retroscena biografico “dark” di una donna
In molte storie con un’eroina donna viene inserito lo stupro come parte del suo passato tragico. Nel fumetto “Red Sonja” e il relativo film del 1985, la famiglia di Sonja è stata uccisa e lei è stata stuprata dai mercenari. Questo la spinge a diventare una guerriera in cerca di vendetta. Mentre nella storia originale appariva anche una dea che le imponeva la castità, qui i suoi trascorsi di violenza carnale sono utilizzati come espediente narrativo per renderla diffidente verso gli uomini. Questo espediente è a solo uso e consumo del pubblico maschile, che si gode lo spettacolo del personaggio di Conan mentre conquista il difficile cuore di Sonja.
Se questa versione di “Red Sonja” è ormai datata, non c’è molta differenza con l’arco narrativo di Sansa Stark in “Game of Thrones”. Sansa viene stuprata da Ramsay Bolton, portando anche lei a una sanguinosa vendetta contro l’uomo. Come in “Red Sonja”, lo stupro è concepito per togliere a Sansa ogni potere, così che possa crescere, riconquistarlo e acquisire il controllo.
Scrittori/scrittrici che usano questo cliché probabilmente pensano di narrare una storia avvincente che rende onore al personaggio femminile coinvolto. Facendo un paragone di genere, tuttavia, otteniamo risultati davvero illuminanti. Quando i personaggi maschili sono privati di ogni potere all’inizio del loro arco narrativo, non vengono quasi mai stuprati. E la maggior parte degli stupri di donne sono narrati da uomini. Il fatto è che lo stupro non è qualcosa che il pubblico desidera per i personaggi con cui si identifica, perfino nei momenti di un arco narrativo in cui essi toccano il fondo. Rovina l’appagamento che una storia altrimenti offrirebbe, rendendo queste descrizioni, nel migliore dei casi, strumentali e basta.
Come rimpiazzare questo cliché
Facile! Le storie di eroi maschi offrono ogni sorta di cupo retroscena che non include la violenza carnale. Non a caso, quando Gail Simone fece il reboot di “Red Sonja” nel 2013, eliminò lo stupro dal background e lasciò tutto il resto così com’era. Vedere la tua famiglia sterminata è una ragione sufficiente per cercare vendetta, non credi?
2. Lo stupro come reazione esagerata
Nella sesta stagione di “Buffy l’Ammazzavampiri”, gli autori iniziarono a lavorare su una storia d’amore tra Buffy e il vampiro Spike. Molti fan premevano per vederli insieme, ma essendo Spike privo di anima e fino a quel momento per lo più malvagio, una relazione sana fra i due sembrava impossibile. Gli autori decisero di renderli amanti antagonisti nella sesta stagione, per poi dare a Spike un’anima e far sì che nella settima stagione il loro rapporto fosse più sano.
Ma come motivare Spike a recuperare la propria anima? Aveva ucciso moltissime persone in passato, e senza scrupolo alcuno. Per spingerlo verso la redenzione, gli autori decisero che Spike avrebbe cercato di stuprare Buffy e che il rimorso sarebbe stato tanto grande da spingerlo a cambiare.
Le narrazioni in cui un uomo stupra o cerca di stuprare una donna e poi si sente abbastanza in colpa da diventare una persona migliore hanno un grosso problema: danno priorità allo stupratore invece che alla vittima. Gli eventi sono studiati per trattare l’arco evolutivo dello stupratore, quindi si focalizzano sui sentimenti di lui e come lo stupro sconvolge lui. E, in molte di queste storie, la quadratura del cerchio prevede che la sopravvissuta lo perdoni. Questo significa che la vittima non ottiene alcuna giustizia; i suoi sentimenti e bisogni sono messi da parte. Questo schema è purtroppo molto comune nella vita reale. Non dovremmo incoraggiarlo anche nelle nostre storie.
Visto che il tentato stupro nella sesta stagione di “Buffy” serve a redimere Spike in previsione di una love story, Spike finirà per avere una relazione con la sua vittima. A molti fan disgustati questa è sembrata un’approvazione morale del tentativo di stupro. Invece di rafforzare la storia d’amore, il tentato stupro l’ha macchiata per sempre. Nelle storie di fantasia, lo stupro è un atto che va oltre l’orizzonte morale degli eventi: un personaggio non dovrebbe essere redento dopo una cosa del genere, perché gran parte del pubblico non lo amerà mai più.
Come rimpiazzare questo cliché
Motivare un personaggio felicemente cattivo a cambiare non è un compito facile, ma non richiede necessariamente una violenza sessuale. Ciò che sceglierai dipende dalle azioni che il tuo personaggio ha già compiuto: ecco, comunque, alcune possibilità.
1. Ferire le persone a cui tiene in modi diversi dallo stupro. Dato che Spike provava qualcosa per Buffy, avrebbe potuto ferirla in un qualunque modo diverso dalla violenza sessuale. Per esempio, avrebbe potuto commettere involontariamente un’azione scellerata con conseguenze negative per lei. Per esempio, nell’episodio “Difficile da dimenticare” Spike viene sorpreso a trafficare con uova di demone molto pericolose. Le uova avrebbero potuto schiudersi e Buffy restare ferita gravemente.
2. Trovarsi in una posizione scomoda a metà tra il Bene e il Male. Invece di ferire chi ama tra i buoni, un personaggio può ravvedersi perché realizza di non sentirsi più parte dei cattivi. Scoprire di essere già cambiato può scatenare una crisi d’identità che gli fa capire di poter essere ancora migliore, se procede in quella direzione. In alternativa, i suoi malvagi desideri possono realizzarsi, solo perché egli capisca che non lo rendono felice. Questo sistema è stato usato con Zuko in “Avatar – La leggenda di Aang”.
3. Perdere il controllo e fare più danni del previsto. In base a quali erano in precedenza i suoi limiti, perdere il controllo e ferire di propria mano qualcuno può essere abbastanza motivante. Per mantenersi a distanza dal già citato orizzonte morale degli eventi, l’omicidio può essere un incidente causato da azioni sconsiderate, o dalla troppa foga nel battersi con qualcuno che meritava sì una punizione, ma non così definitiva.
3. Lo stupro come minaccia in un mondo ostile
A differenza degli altri cliché sullo stupro, che derivano da scelte sui personaggi, questa tipologia deriva dal modo in cui i narratori/narratrici gestiscono le ambientazioni. Molti autori e autrici ricercano atmosfere dark per le proprie storie, arricchendole con i problemi del mondo reale. Questa ricerca è comune nelle ambientazioni post-apocalittiche, storiche e fantasy.
Sebbene si tratti di mondi immaginari, capita spesso che un autore/autrice sostenga che la violenza sessuale rende il suo lavoro storicamente accurato. Per esempio, George R.R. Martin dice di aver inserito lo stupro nei romanzi de “Il trono di spade” perché voleva che questi fossero “fortemente ancorati alla realtà storica e mostrassero cosa fosse davvero la società medievale”. Allo stesso modo, autori/autrici che inseriscono lo stupro nelle storie post-apocalittiche puntano a non risparmiarci nulla di ciò che accadrebbe al crollo della società civile.
La verità è che non esiste accuratezza storica in questo genere di fiction, né possiamo sapere che forma avrebbe il futuro in seguito a un cataclisma. Ogni cosa in un racconto di fantasia deve essere costruita da chi la narra, e l’accuratezza non è mai una priorità. Quanto spesso gli eroi protagonisti aprono la finestra e gettano fuori il contenuto dei loro vasi da notte? Quanto spesso descriviamo i nostri personaggi con i denti marci? Quando un personaggio è malato, quanto spesso l’eroe chiama un medico che lo dissangui?
Non vediamo questo genere di cose perché il vero scopo di autori/autrici è dare l’illusione che le loro storie siano realistiche mentre ci intrattengono. Pertanto, le ambientazioni storiche sono sempre “igienizzate” per un pubblico moderno, mentre quelle futuristiche sono pensate perché i lettori di oggi le trovino avvincenti. Un narratore/narratrice che difende la violenza sessuale nei propri scritti attraverso la cosiddetta “fallacia del mondo reale” sta cercando di nascondere che ha usato lo stupro solo per aggiungere atmosfera.
Questa giustificazione ci dice quanto sia pericolosa questa pratica. Mettere lo stupro in una storia per rendere un mondo più dark, e difendere tale scelta come l’unica realistica possibile, ci comunica che lo stupro è parte inevitabile dell’esistenza umana, non una precisa scelta fatta da una persona che avrebbe potuto scegliere di non commetterlo. Nel mondo reale, c’è chi usa quest’argomentazione per sostenere che gli stupratori non sono davvero responsabili delle loro azioni. E togliendo agli stupratori la responsabilità dello stupro, sono le vittime che diventano colpevoli di non aver impedito che accadesse.
Come rimpiazzare questo cliché
Se vuoi costruire un mondo ostile e cupo, hai molti problemi realistici tra cui scegliere. Droghe. Violenza. Povertà. Malattia. Se i tuoi eroi lottano per trovare cibo per l’inverno, litigano con i vicini su quanta terra appartenga a chi, si occupano di un membro della famiglia malato per un’epidemia, annegano i loro dispiaceri nel laudano… le cose sono già cupe abbastanza. E se qualcuno si lamenta perché non ci sono stupri a fare da ciliegina sulla torta, non siete voi a doverlo soddisfare.
Tuttavia, è possibile che eliminare lo stupro da un romanzo equivalga cancellare dei crimini dalla realtà storica? È possibile, ma solo per specifici eventi storici realmente accaduti, non per le ambientazioni immaginarie. Se stai narrando di eventi storici e gruppi sociali in cui la violenza sessuale avveniva davvero, confrontati con vere vittime di stupro per farti aiutare con le descrizioni.
4. Lo stupro come paragone tra l’uomo giusto e quello sbagliato
Nella serie tv “Outlander”, Claire è un’infermiera della Seconda guerra mondiale che viene trasportata indietro nel tempo fino alla Scozia del Diciottesimo secolo. Giunta lì, viene rapita da un branco di scozzesi di cui fa parte anche il suo interesse amoroso, Jamie. Tuttavia, gli uomini che la tengono prigioniera e la trattano malissimo devono apparire come bravi ragazzi; perché ciò avvenga, devono avere un nemico che sia peggiore di loro. Stanno combattendo le crudeli truppe inglesi guidate dal capitano Randall, che stupra qualunque donna su cui riesce a mettere le mani. Randall è in realtà un antenato dell’uomo con cui Claire è sposata nel proprio tempo, e ha il suo stesso identico aspetto. In questo modo, viene messo su un confronto diretto tra Randall e Jamie.
Questo impianto non è affatto raro nelle storie d’amore etero. Può esserci un eroe maschio che salva la sua amata dallo stupro e riceve in cambio la sua gratitudine, o una donna ambita da molti uomini, uno dei quali tenta di violentarla. A prescindere dal fatto che una storia sia pensata per un pubblico maschile o femminile, lo stupro ha la stessa identica funzione: paragonare l’uomo giusto a uno stupratore per farlo apparire più virtuoso.
A volte, questo accade senza neppure introdurre uno stupratore in una storia. Capita, per esempio, una donna offra il proprio corpo mentre è sotto l’effetto di un sortilegio, dunque incapace di dare un vero consenso, e un protagonista maschile mostri la propria virtù scegliendo di non stuprarla. Questo accadeva a Peter Venkman nel primo “Ghostbusters” e a Xander nella seconda stagione di “Buffy l’Ammazzavampiri”.
A prescindere da come si esplichi, questo cliché abbassa di parecchio l’asticella morale. Dovrebbe essere scontato che un eroe non stupri la gente e non va certo glorificato per essersi rifiutato di farlo. Usare lo stupro come confine tra comportamento giusto e sbagliato non solo lo normalizza, ma giustifica discriminazione, intimidazione e molestie… come, per esempio, quelle di Venkman e Xander.
Come rimpiazzare questo clichè
Siccome il problema di questo cliché è che l’asticella morale degli uomini è piazzata troppo in basso, la soluzione è semplicemente alzarla. L’antagonista non sarà uno stupratore, ma metterà in atto altri comportamenti che lo differenziano dall’eroe buono.
In alternativa, possiamo usare alcuni dei comportamenti inappropriati che appaiono in molte love story contemporanee:
- l’uomo sbagliato può cercare di controllare la protagonista. Può dirle cosa fare e compiere scelte per lei sostenendo di farlo nel suo interesse;
- l’uomo sbagliato può essere un pretendente troppo insistente, che chiede di continuo un appuntamento alla protagonista anche dopo che lei ha rifiutato, arrivando perfino a molestarla sul posto di lavoro;
- l’uomo sbagliato può darle un bacio a sorpresa.
Se vuoi approfondire le motivazioni di un personaggio, chiediti chi ama la protagonista in modo egoistico e chi invece lo fa in modo disinteressato. Chi cerca di farle fare cose che rendono felice solo lui, e chi invece si preoccupa della felicità di lei?
5. Lo stupro come problema di coppia
Nella serie del 2004 “Battlestar Galactica”, molti dei cyloni [robot senzienti in guerra con l’umanità, N.d.T.] hanno aspetto umano. Ci sono circa dodici matrici di cyloni umanoidi: ciò significa che molti di loro hanno le stesse identiche fattezze. Ciò diede agli autori l’opportunità di inserire una cylone antagonista chiamata Boomer e sostituirla alla sua “gemella”, Athena. Boomer lega Athena e la chiude nell’armadio; poi, per ripicca, va a letto con il marito di Athena mentre quest’ultima osserva suo malgrado la scena attraverso delle crepe nelle ante. Successivamente, invece di riconoscere che suo marito è stato stuprato, Athena si infuria con lui per non essersi magicamente accorto che l’impostora non era lei.
Il consenso implica l’essere informati. Se qualcuno acconsente a un rapporto in seguito a una bugia o un inganno, è stupro. Fortunatamente, ne abbiamo fatta di strada dai tempi in cui veniva glorificato lo stupro ne “La rivincita dei nerds”. Oggigiorno, le case di produzione sembrano aver capito che se un uomo si mette una maschera e ha un rapporto sessuale con una donna fingendo di esserne il partner, è stupro. Ma se a fingersi la partner è una donna, improvvisamente torna la confusione. Stupri simili a quello di “Battlestar Galactica” appaiono in “Buffy l’Ammazzavampiri” e “Orphan Black”. In quest’ultimo, addirittura è l’eroe della storia a commettere uno stupro.
La serie “The Orville” usa un simile espediente come problema di coppia nella prima stagione. La vittima stavolta è una donna, Grayson. Invece di scambiarsi col suo partner, un alieno le somministra una droga. Né lei né il marito sanno che è stata drogata, quindi lei viene incolpata di tradimento e finiscono per divorziare. Tutto ciò accade prima dell’inizio della storia, e in gran parte della prima stagione di “The Orville” la donna viene umiliata per l’incidente. Quando viene rivelata la vera natura del tradimento, lei e l’ex marito hanno una lunga conversazione sul fatto che il rapporto sessuale non sia stato “colpa sua”, mentre al tempo stesso si rifiutano di riconoscere che lei è stata stuprata.
Gli stupri in “Battlestar Galactica” e “The Orville” sembrano diversi tra loro, ma la narrazione attorno a essi è la stessa.
- Gli autori vogliono creare del dramma in una relazione già esistente.
- Vogliono che entrambi i soggetti coinvolti non siano colpevoli di questo dramma.
- Non avevano voglia di impegnarsi a cercare un argomento ragionevole su cui due persone potessero dissentire tra loro.
- Hanno pensato che la pruriginosità della scena e le battutine da ricamarci su fossero un ulteriore bonus.
L’ironia sta nel fatto che gli autori non avevano voglia di pensare a un problema di coppia più autentico, ma non erano neppure pronti a gestire le implicazioni di uno stupro nella loro storia. Ciò ha probabilmente contribuito alla scelta di fingere che lo stupro non fosse mai accaduto.
In ogni caso, queste narrazioni generano false idee sul consenso e, così facendo, rendono lo stupro più probabile nel mondo reale.
Come rimpiazzare questo cliché
Per trovare motivi di conflitto in una coppia basta guardare alle molte opzioni che offre il mondo reale. Tuttavia, molti narratori/narratrici cercano cose più divertenti dei litigi per le finanze familiari. Idealmente, il disaccordo deve riguardare qualcosa che li connette al conflitto esterno della storia. Provate questi:
- Discussioni su comportamenti rischiosi. Un* dei due vuole prendere parte a una missione pericolosa e l’altr* non è d’accordo.
- Lealtà differenti. Si trovano in fazioni diverse nel contesto di un conflitto politico.
- Metodi incompatibili di risoluzione dei problemi. Un* dei due prende e spara subito mentre l’altr* insiste per provare prima con la diplomazia.
Gli esempi elencati sono stati usati anche per spingere una donna a cercare vendetta su un’altra. Ma se può impersonare il nemico con tanta cura, c’è un numero incredibile di altri modi in cui potrebbe fare danni. Per esempio, commettere dei crimini con l’altra identità; vendere la sua roba; farla licenziare al lavoro. Invece di stuprarne il compagno, avrebbe potuto rompere la loro relazione.
Considerato tutto ciò, significa che gli autori volevano solo aggiungere qualche scena spinta a un conflitto interpersonale. Non suggerirò un rimpiazzo. Le scene pruriginose in moltissime storie non sono essenziali, e lo stupro decisamente non dovrebbe essere usato per stuzzicare.
6. Lo stupro come motivazione di una linea di discendenza
Nel romanzo “Mistborn”, Vin fa parte di una comunità di oppressi chiamati “skaa”. Tuttavia, ha dei superpoteri che dovrebbero avere soltanto i nobili. Questo perché, per evitare che gli skaa ereditino superpoteri, ai nobili è proibito figliare con loro. Invece di fermarsi qui, l’autore Brandon Sanderson spiega che i nobili stuprano regolarmente le donne skaa e poi le ammazzano perché non partoriscano i loro figli. Perfino l’interesse amoroso della protagonista, un nobile, una volta ha messo in atto questa pratica. Poiché ai tempi era giovane ed era stato tutto organizzato da suo padre, egli non si era reso conto che la sua vittima sarebbe stata uccisa. Comunque sia, la vittima non avrebbe acconsentito a giacere con un nobile per ovvi motivi. Grazie al cielo, il libro salta quella parte.
Benvenuti nel più inutile cliché sullo stupro: quello usato per spiegare qualcosa che non serviva spiegare. Un divieto imposto ai Nobili dall’Imperatore è una spiegazione sufficiente al fatto che Vin sia una dei pochi skaa con i poteri, lo stupro/omicidio è ridondante. Sanderson avrebbe potuto dire che i nobili usano una qualche forma di contraccezione o che assoldano prostitute sterili. E dei nobili andrebbero dalla loro prostituta preferita più di una volta.
Similmente, lo stupro è spesso usato come background per strani incroci interspecie, come se questi necessitassero di spiegazione. Nel romanzo “Spinning silver”, il personaggio di Irina può fare magie con l’argento fatato perché una creatura fatata ha stuprato la sua bisnonna. Nei romanzi di Narnia, CS Lewis spiega l’esistenza dei Telmarine a Narnia raccontando che discendono da un gruppo di pirati che “rubò” le donne native prima di imbattersi accidentalmente in un altro mondo. Spero che oggi tutti gli scrittori capiscano che le donne non sono una proprietà, ma ahimé…
Come rimpiazzare questo cliché
In questi esempi, il riferimento allo stupro può essere rimosso senza neanche rimpiazzarlo. Non è necessario spiegare perché una coppia, pur se bizzarra, abbia diviso il letto in un’occasione. Se pensi che il sesso consensuale sia improbabile in un caso particolare, non entrare nel dettaglio di come è successo.
In “Mistborn”, la spiegazione riguardava il perché non ci fossero più bambini. Dato che lo scopo era quello, tutti quegli stupri sono controproducenti. Mi chiedo se Sanderson pensasse di aver bisogno di qualcosa di scioccante per mostrare quanto fosse brutta l’oppressione degli skaa. Non era così.
Anche se la tua storia parla di stupro, puoi comunque lasciar fuori la violenza carnale in sé. Il film “Maleficient” usa il taglio delle ali della protagonista come analogia per lo stupro e funziona benissimo. In “Mad Max: Fury Road” i protagonisti aiutano le vittime a scappare dai loro stupratori e questa è parte del messaggio del film: le persone non sono proprietà. Nonostante ciò, lo stupro non viene mostrato sullo schermo o discusso in modo diretto. Questo perché parte integrante del prendere seriamente l’argomento è essere rispettos* verso sopravvissute e sopravvissuti.