Scrivere poesie: le figure retoriche

Scrivere poesie è difficile? Come possiamo imparare a maneggiare questa delicata forma d’arte?

La valutazione di testi poetici è tra i nostri servizi più richiesti. Sono molti gli autori e le autrici che ci chiedono un feedback professionale sui loro versi, sottoponendoci sillogi o selezioni di poesie rappresentative del proprio stile.

La stessa poesia è una forma d’arte largamente apprezzata e utilizzata per esprimere sé stessi. Ma attenzione: scrivere poesie è affare tutt’altro che semplice, anche se la rapidità nel comporre può trarci in inganno!

Abbiamo quindi pensato di proporre alcune brevi lezioni sullo scrivere poesia, sugli strumenti del mestiere, il loro significato e su come utilizzarli al meglio per maturare uno stile personale.

In questa prima parte parliamo delle figure retoriche.

È capitato che autori/autrici, dopo aver letto la nostra scheda di valutazione, ci abbiano chiesto: ma queste figure retoriche esattamente cosa sono?

La figura retorica può essere definita come una deviazione tra il significato letterale del testo e un significato più ampio, quello che il critico letterario Genette definiva “spazio interno del linguaggio”.

Complicato? Sembra, ma non lo è: facciamo un esempio!

La figura retorica più largamente utilizzata (e non solo in poesia) è la metafora:

“Il cielo era un oceano buio.”

Non sto dicendo che in cielo c’è un oceano buio, sto deviando dal significato letterale per associare “due realtà differenti sulla base di un particolare sentito come identico” (Treccani). Usiamo metafore ogni giorno e in particolare lo facciamo quando scriviamo, sia poesia che prosa: la metafora, infatti, amplifica l’espressività di una descrizione o di un verso.

Simile, ma non identica, è la similitudine. Anche la similitudine opera un paragone e un trasferimento di significato, tuttavia lo introduce attraverso avverbi (es. “come”).

“Il cielo era buio come l’oceano di notte.”

Tra le figure retoriche di significato più comuni c’è poi la metonimia, definita da Wikipedia “sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di vicinanza, attuando una sorta di trasferimento di significato”.

Una metonimia classica è sostituire l’opera con l’autore:

“Ho letto tutto Ken Follett”.

Le figure analizzate finora fanno parte delle figure retoriche di significato, o tropi, perché intervengono sul senso delle parole, modificandolo.

Ci sono poi le figure retoriche di costruzione, che riguardano l’ordine delle parole.

Il climax, per esempio, ordina gli elementi in base a un crescendo di intensità (o un decrescendo, nello speculare anticlimax). Ce lo mostra Petrarca:

“Chiare, fresche e dolci acque.”

L’asindeto è un elenco di parole o elementi senza congiunzioni (“Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori”). Nel polisindeto, al contrario, gli elementi sono intervallati da più congiunzioni, come in “Febbre del mare” di John Masefield:

“e io chiedo solo un’allegra canzone

da un compagno ridente e un buon sonno

e un bel sogno

quando la lunga giocata è finita.”

E non dimentichiamo l’enjambement! Questa parola francese sta a indicare l’interruzione di un’unità sintagmatica attraverso l’interruzione di un verso. Un esempio dalla celeberrima “I limoni” di Montale:

“Ascoltami: i poeti laureati

si muovono soltanto fra le piante

dai nomi poco usati […]”

Ci sono poi le figure retoriche di ritmo, che utilizzano fonemi e sillabe per produrre un effetto fonico, come l’allitterazione, che gioca sulla ripetizione di suoni. Ricordiamo “Meriggiare pallido e assorto” di Montale:

“E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com’è tutta la vita e il suo travaglio”

Queste sono solo alcune delle figure retoriche esistenti.

È importante conoscere le figure retoriche per scrivere poesie?

Certo che sì! Non solo sono strumenti fondamentali del mestiere, ma aiutano ad amplificare il nostro bagaglio espressivo, rendendo più efficace la comunicazione con il lettore. Se le abbiamo dimenticate dai tempi di scuola, insomma, è il momento giusto per ristudiarsele a fondo.

Quali figure retoriche caratterizzano i tuoi versi? Scoprilo con una scheda di valutazione!