Narrativa inclusiva, sperimentazione, innovazione: il coraggio dei piccoli editori / Una nota di Sephira Riva
Qualche giorno fa, abbiamo guardato con piacere e divertimento l’ironico video in cui Michela Murgia e Chiara Tagliaferri promuovono il loro ultimo libro: “Morgana: l’uomo ricco sono io”, Mondadori
Si tratta di un progetto molto interessante che siamo felici di vedere nelle librerie di catena e nelle vetrine del mainstream, data l’importanza del tema. C’è solo una cosa che ci rende appena meno felici, e speriamo si aggiusti.
Le autrici dichiarano infatti, sostenute dal battage pubblicitario, che per loro è un grande merito “utilizzare la schwa nel primo libro di narrativa italiana”.
Lo è anche per noi, tant’è che lo abbiamo fatto ad aprile 2021! 🙂
Abbiamo pubblicato per la nostra collana Futuro Presente (Delos Digital editore) “Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti”, racconto di fantascienza umoristica scritto da Sephira Riva. Sephira Riva lavora da tempo sulla narrativa inclusiva, insieme a Gloria Bernareggi, sulle pagine del blog Moedisia.eu e con progetti social seguiti e apprezzati dalla comunità fantasy.
“Morgana – L’uomo ricco sono io” di Murgia e Tagliaferri è un libro importante, di nuovo, che apprezziamo e che leggeremo, di cui parleremo. Ma affermare che è IL PRIMO libro di narrativa a usare la “scrittura inclusiva” non è esatto, e non è nemmeno molto equo nei confronti di un lavoro forse più piccolo, meno pubblicizzato, ma comunque curato e solido.
(Tra l’altro anche la cura di questo lavoro, come la sua creazione, ha mano femminile: la collana di fantascienza Futuro Presente, nella quale è uscito “Addendum” di Sephira Riva, è curata da noi editor di Studio83: Giulia Abbate & Elena Di Fazio.)
Non abbiamo la potenza di fuoco di un Oscar Mondadori, ma ci siamo! Ci siamo nell’impegno femminista, come sa bene chi ci segue. E ci siamo nei cataloghi, con tanti titoli strani, sperimentali, bizzarri, innovativi, che meritano per lo meno il riconoscimento della loro esistenza.
E ora lasciamo la parola a Sephira Riva: scienziata e ricercatrice, blogger, scrittrice, e prima autrice italiana a usare lo schwa in un testo narrativo
Che i piccoli editori abbiano un ruolo di primaria importanza per la salvaguardia della cosiddetta “bibliodiversità”, è qualcosa che abbiamo sentito un po’ tutt3. “Bibliodiversità” è una parola che suona bene, che riempie la bocca. Ma cosa significa, a conti fatti?
Beh, significa che i piccoli editori sono più propensi a rischiare con opere innovative, fuori dagli schemi o controverse. Che non inseguono una moda, piuttosto costruiscono dal nulla un pubblico.
Perciò, quando un grande editore dà il via a una imponente campagna pubblicitaria in cui sostiene di stare pubblicando il primo esempio di qualsiasi cosa, un po’ di cautela è d’obbligo, sapendo che generalmente la grande editoria non è propensa a innovare, piuttosto a sviluppare.
In questo caso: Mondadori sostiene di stare pubblicando il primo romanzo di narrativa scritto con linguaggio inclusivo, o meglio: scritto con l’utilizzo della schwa. Le due cose non sono sinonimi, ma non staremo ad andare troppo per il sottile in questa sede.
Con un po’ di ricerca, scopriamo tuttavia che l’affermazione è errata anche in un altro senso: non è la prima opera di narrativa in cui compare la schwa. Mondadori stessa ha pubblicato in traduzione “I diari di Murderboot” di Martha Wells, in cui la schwa viene utilizzata dall’io narrante (Murderbot) per riferirsi a gruppi misti di persone.Allora, precisiamo: Mondadori ha portato al grande pubblico il primo esempio di opera italiana scritta con la schwa?
Al grande pubblico, certo.
La prima? Di nuovo no!
Questo primato spetta a un piccolo editore, Delos Digital, e sarebbe bello se venisse riconosciuto.
La questione non m’infiamma perché il mio “Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti” sia stato scacciato dal podio: a dirla tutta, mi rende felice ogni segnale di crescita che riguardi la narrativa inclusiva tout court, e l’interesse di un grande editore in merito può fare molto in proposito.
Mi spiazza però che il coraggio dei piccoli editori sia sempre messo in ombra.
Sì, coraggio: Delos Digital ha dimostrato di averne pubblicando un racconto come “Addendum”, nel panorama conservativo della narrativa di genere in Italia. Pubblicando cioè un’esordiente sconosciuta con un penchant per le desinenze non supportate dai vecchi modelli di e-reader. Ci vuole audacia ad affrontare un lettorato impreparato a trovarsi questioni di genere in un’opera di intrattenimento.
Questo coraggio, questa audacia, è la cifra dei piccoli editori. E questo è la bibliodiversità. È ciò che dovremmo difendere, riconoscendo a chi innova il suo spazio. Anche se i giganti, di spazio, ne lasciano poco.
Sephira Riva
Speriamo che, se il gigante non avesse intenzione di spostarsi, una spintina possano darla le autrici Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, magari con una menzione di riconoscimento, che possa interessare chi si occupa del tema.
Per concludere, non ci resta che consigliarvi di leggere l’acuto e divertentissimo “Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti” di Sephira Riva, che potrebbe ben dire: lə scrittorə primə sono io!
Dall’articolo su Fantascienza.com:
Una collana di libri normalmente cerca di presentarsi con un aspetto riconoscibile, coerente nel tempo. Quando viene preparato il progetto grafico si fanno prove con vari titoli, lunghi, corti, in modo da verificare che la grafica funzioni sempre e sia abbastanza adattabile.
Poi, dopo trentanove numeri in cui era andato tutto più o meno bene, arriva un libro che si intitola Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti. E allora il grafico lo guarda, scuote la testa, spegne il computer e va a farsi una birra.
Scherzi a parte, la surrealtà del titolo rispecchia la brillantezza del racconto di Sephira Riva, che lascerà i lettori forse disorientati ma certamente divertiti e stimolati. Si parla di alieni, di reverse engineering, di schwa e altre cose.
Sinossi
Uno sgangherato laboratorio di ricerca nelle isole Svalbard. Una macchina per il controllo del clima che fa grandinare nei corridoi. Un trio di giovanǝ ricercatorǝ con un incarico impossibile: il reverse engineering di un manufatto extraterrestre, commissionato da alieni incorporei (anzi: alien* incorpore*, perché non conosciamo il loro sesso). Cos’è il reverse engineering? E che aspetto ha un alieno incorporeo? La geniale autrice esordiente Sephira Riva gioca con i topoi della fantascienza e con il linguaggio inclusivo, per raccontarci la storia più surreale mai apparsa su Futuro Presente.
L’autrice
Classe 1990, Sephira Riva è laureata in Chimica e ha conseguito il dottorato di ricerca in Ingegneria dei Materiali. Ha vissuto per anni all’estero (Galles, Germania, Norvegia), lavorando per l’Agenzia Spaziale Europea e per l’Istituto Italiano di Tecnologia. Ha quindi avuto svariate occasioni per incontrare alien* e analizzarne i manufatti! Per Delos Digital è in via di pubblicazione anche una Guida al Fantasy strutturata in diverse uscite, scritta con Gloria Bernareggi e curata da Giulia Abbate e Elena Di Fazio.