“Diventare scrittori” di Dorothea Brande / Recensione
“Dopo anni trascorsi tra letture per gli editori, valutazione di manoscritti, scrittura di articoli, racconti, recensioni e critiche, Dorothea Brande cominciò a insegnare scrittura creativa partendo dal fatto che le difficoltà dello studente medio o dello scrittore dilettante iniziano molto prima che egli arrivi al punto di poter beneficiare delle tecniche vere e proprie dell’arte dello scrivere.”
“Eh! Ecco l’ennesimo manualetto americano take away”, si potrebbe pensare.
Sì, “Diventare scrittori” è un manuale, è sullo scrivere e sì, ha anche una mentalità schiettamente made in USA.
Ma è uscito nel 1936.
E dopo diverse riedizioni anche in Italia, ne ho trovata una targata Ledizioni, una casa editrice indipendente che apprezzo molto. Lo ha rititolato: “Diventa Scrittore – L’atteggiamento e l’esercizio mentale per diventare uin grande autore.”
Mi è parsa dunque una bella occasione per condividere alcune note che avevo preso alla lettura di questo saggio intelligente e fuori dai soliti canoni un po’ bolliti.
Infatti Dorothea Brande parte con il chiedersi, da addetta ai lavori, a cosa possa servire quel manuale (o corso) di bella scrittura che da subito si dà a scoraggiare con sentenze come: “Se non avete il talento non andrete lontani”.
Il talento è il quid misterioso che investe lo scrittore e la scrittrice della sua aura, ma nessuno si premura di specificare come possa essere misurato o individuato. Se ci sei, benvenuto, tutto il resto è fuffa.
L’autrice vuole superare questo atteggiamento “classista”, che spesso nasconde una certa volontà di controllo da parte dei più anziani; al contrario, Brande cerca di individuare gli elementi che scoraggiano e bloccano una persona inizialmente motivata a scrivere. Spesso, afferma, gli scrittori e le scrittrici più bravə sono anche quellə più insicurə, più fragili, che si perdono più facilmente su questioni “personali” che vanno al di là della scrittura vera e propria.
“Diventare scrittori” non è un manuale di tecnica letteraria. Non insegna a tratteggiare personaggi, né a costruire intrecci, ma cerca di trasmettere qualche trucco per “sbloccare” chi si trovi a un punto morto o si consideri incapace o esauritə (interessante la sezione sul “secondo libro”).
Prima della tecnica, è necessario superare alcuni blocchi psicologici che visti in retrospettiva sembrano sciocchi, ma senza un incoraggiamento mirato creano “penne levate alle lettere”, mettiamola così.
Che vuol dire, agli occhi delle altre persone, essere una scrittrice / uno scrittore?
Quali sono i rischi del dirsi artista, e dell’assumerne le pose esteriori?
Quali sono i trucchi per aprire i rubinetti della creatività, base di ogni buona storia?
Quali invece per gestire l’ansia e i problemi emotivi collegati alle aspettative verso il proprio lavoro?
Dorothea Brande fornisce risposte chiare e qualche regola da seguire, che contiene un sano pragmatismo di altri tempi e prevede una buona dose di fatica.
Alzatevi mezz’ora prima e senza parlare né fare altro sedetevi e scrivete qualsiasi cosa. Non ci pensate, non lo programmate, non rileggete, passata mezz’ora posate tutto e buona giornata.
Ripetere per un mese.
Dopo, cominciate a scrivere anche una mezz’ora durante il giorno. Sorpresa: la mezz’ora deve essere sempre la stessa, sempre alla stessa ora. Se non riuscite, se rispondete all’amico che vi chiama o accontentate la capa che vuole gli straordinari, non rispettate abbastanza il vostro lavoro e sì, forse a quel punto dovreste considerare l’idea di cambiare sogno.
Testa alta e mento in fuori!
L’autrice, insomma, vuole arrivare prima dei corsi di scrittura creativa e dei problemi della tecnica letteraria. L’aiuto qui è psicologico: sono proposti strumenti per affrontare la propria sfiducia, la fatica inaspettata, il famigerato blocco e insomma i pericoli connessi a un’attività che per andare avanti deve essere nutrita da forti risorse interiori.
Dorothea Brande era scrittrice e insegnante di scrittura creativa negli anni ’30 del Novecento. Si è posta il problema della motivazione da dare ai suoi allievi e degli strumenti per farli camminare da soli, preoccupata che le potenzialità non andassero perdute per mancanza di guida. E con “Diventare scrittori” si è dimostrata una maestra nel senso più nobile del termine.
testo decisamente consigliato!
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