La seconda bozza
Abbiamo scritto un romanzo, lo abbiamo lasciato decantare; ci siamo rivolti a qualcuno per avere una valutazione professionale e adesso, con una nuova consapevolezza sulla nostra opera, ci accingiamo a passare alla fase successiva: la seconda bozza.
La chiamo “seconda bozza”, ma il lavoro di correzione è ben più articolato e può portare, nell’arco di una sola revisione, a produrre più bozze differenti, riscrivere intere parti, intervenire sullo stile o sui personaggi, cambiandone nome, personalità e via dicendo.
Come rapportarsi con questa fase, che – di norma – sembra la più difficile? Creare e produrre è quasi istintivo, ma dare una nuova forma alla massa di materiale accumulato può apparire molto più duro. Parlo soprattutto di romanzi, che includono trame e sottotrame, molti personaggi, una struttura più o meno complessa. Infatti, la seconda bozza è il momento in cui ci rendiamo conto che il nostro lavoro è ben lungi dall’essere finito: è solo all’inizio.
Come procedere? Come sempre, occorre andare avanti per obiettivi e pianificazione.
- Per prima cosa, stiliamo una lista di ciò che desideriamo modificare nel romanzo: dallo stile a un personaggio particolare, da passaggi poco credibili ad ambientazioni poco riuscite.
- Nella nostra lista, dividiamo ciò che dobbiamo inserire da ciò che dobbiamo togliere. Quale dei due interventi sia più complicato non ci è dato sapere: l’importante è distinguere bene cosa, come e quanto va asportato o aggiunto.
- Darsi un obiettivo in termini di cartelle. Che si debba aumentare il volume dell’opera o ridurlo, questa volta bisogna essere un po’ più severi e darsi delle regole precise. Le cartelle finali dovranno essere quelle stabilite, né più né meno.
- Rimettere mano a un romanzo può sembrare duro, ma ricordiamo che adesso abbiamo molta più padronanza della nostra opera di quando la stavamo scrivendo. Abbiamo un istinto maggiore per captarne la resa, la tenuta, l’effetto sul lettore.
- Non dimentichiamo, infine, che lavorare alla seconda bozza può essere divertente e appassionante quanto lo è stato lavorare alla prima stesura. Non è detto che solo il momento creativo debba essere piacevole, e che il percorso successivo, più tecnico, se vogliamo, sarà noioso. Dare forma al materiale significa plasmare un po’ alla volta quello che sarà il nostro romanzo, dargli una nuova veste, più solida e professionale; sbirciare, insomma, in quello che potrà essere quando, un giorno, vedrà la pubblicazione.
Buon lavoro!