Costruire personaggi credibili – Appunti di editing
Trama e intreccio sono strettamente legati ai loro attori principali, pilastri di un racconto/romanzo: i personaggi. Che siano inventati o realmente esistiti, si tratta in ogni caso di strumenti asserviti alla nostra storia, funzionali agli eventi narrati. Nel caso dei personaggi immaginari è tutto più semplice, perché partiamo da zero e possiamo inventarli nel modo che ci è più utile. Più rischioso è trasformare in personaggio qualcuno realmente esistito: occorre infatti sganciarlo dalla realtà e trasporlo in un’opera letteraria, ricordando che ciò che funziona nel mondo reale non necessariamente funziona nella fiction.
Creare un personaggio immaginario
Iniziamo da questa fattispecie del personaggio, la più semplice e anche la più largamente utilizzata. C’è chi inizia a creare una storia a partire dai personaggi e chi abbozza una trama e poi ragiona sugli attori che la porteranno avanti. Quale che sia il percorso, ciò che conta è che i personaggi rispondano a una serie di caratteristiche.
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- Devono essere credibili in base all’ambientazione e al registro della nostra opera. Se stiamo scrivendo un romanzo di mare ambientato nel Settecento, difficilmente il nostromo potrà essere una donna; se stiamo scrivendo un fantasy piratesco per ragazzi, è invece concesso.
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- Devono avere una storia e un background definiti. Questo non significa che TUTTA la loro storia e il loro background dovranno essere illustrati nel racconto, ma che l’autore deve saperlo, anche se sono informazioni che non andrà a fornire al lettore. Un esercizio utile può essere scrivere una breve biografia dei personaggi principali: se sappiamo cosa è “accaduto” nella loro vita fino al momento in cui inizia la storia che stiamo raccontando, sarà più facile dare loro una caratterizzazione coerente. Un personaggio cresciuto nella provincia del profondo Sud sarà diverso da un personaggio cresciuto in una metropoli; un personaggio laureato a Princeton avrà un orizzonte culturale diverso da un altro cresciuto allevando polli sui picchi montani.
- Non devono essere costruiti sulla base di stereotipi, perché suoneranno triti e banali. Il personaggio gay sensibile che fa il parrucchiere è uno stereotipo; l’investigatore col trauma che beve e fuma è uno stereotipo; il bullo che picchia la gente ma in fondo ha un cuore d’oro è uno stereotipo; l’amica grassa e sfigata della protagonista è uno stereotipo.
- Non bisogna mai usare IL TRAUMA per caratterizzare un personaggio. Mi spiego meglio: il vostro protagonista può aver subito un trauma, ma non dobbiamo lasciare a quest’ultimo il compito di definire la sua caratterizzazione tout court. Se il protagonista ha visto morire i suoi amici con la faccia nel fango in Vietnam, dovremo studiare con attenzione le implicazioni e conseguenze psicologiche e renderle credibili. Diversamente, si scivola nella più sciatta banalità.
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Creare un personaggio realmente esistito
Creare qualcosa che è esistito davvero può sembrare un controsenso, ma anche qui bisogna pensare innanzitutto a come è impostata la nostra opera e a quali sono i suoi obiettivi. Un romanzo storico può essere più o meno romanzato e da questo dipenderà l’aderenza alla realtà di un protagonista. Non possiamo tuttavia ignorare la realtà storica, per quanto la nostra opera sia fiction, e il nostro personaggio dovrà muoversi all’interno di determinati confini per quanto riguarda la sua caratterizzazione.
Diversa la questione quando si parla di personaggi realmente esistiti nella nostra storia personale, come nel caso delle storie autobiografiche. Se vogliamo trasformare la nostra vita in un’opera dobbiamo convertirla in fiction, andando a romanzare e a rendere letterariamente coerenti diversi aspetti. Anche i vari personaggi che hanno fatto parte della nostra storia dovranno trasformarsi in personaggi letterari, con tutti i ritocchi del caso. Ricordiamo sempre: il fatto che qualcosa o qualcuno siano realmente esistiti non gli conferisce dignità letteraria, nel senso che potrebbero non funzionare in un romanzo. Bisogna iniettare nella realtà la giusta dose di fiction per strutturarla in modo che sia letterariamente coerente, e lo stesso vale per i personaggi. In breve: la persona deve diventare personaggio, uno strumento nelle vostre mani che dovrete plasmare in modo che sia funzionale alle vicende narrate.
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Nomi e aspetto fisico dei personaggi
Anche qui l’aspetto più importante è mantenersi coerenti con l’ambientazione e con il taglio che vogliamo dare alla nostra opera. Per quanto riguarda i nomi, ovviamente dovranno essere pertinenti al contesto: evitiamo di infilare nomi anglosassoni dove non possono starci e scegliamo qualcosa che sia credibile nel mondo di cui raccontiamo. Vale anche per la narrativa di genere, come il fantasy, dove spesso i nomi dei personaggi tendono a essere scopiazzati da opere di culto (come i cicli di Tolkien e di Martin).
L’aspetto fisico è quello più a rischio di stereotipi o comunque di banalità, che dovremo evitare con cura. Esempi comuni? Scienziate super sexy con l’aspetto di pin-up, investigatori identici a Humphrey Bogart, antagonisti necessariamente bruttissimi o bellissimi.
Condurre l’azione
Questo è un insegnamento prezioso che mi diede qualcuno tanti anni fa: i protagonisti devono sempre condurre l’azione, mai subirla. Non significa che non possano subire degli eventi, ma non devono mai essere sballottati qua e là da questi ultimi senza tenere in mano le redini degli sviluppi. Devono sempre essere le loro azioni e le loro decisioni a condurre l’intreccio e non devono mai essere passivi.
Ora che abbiamo definito qualche regola, non resta che tornare al lavoro: buona scrittura! 🙂