Speciale self publishing! Un editore dice la sua: intervista a Stefano Tevini, La Ponga Edizioni
Terzo appuntamento con la nostra serie di post dedicati al vario, complesso, affascinante mondo della pubblicazione indipendente!
- Primo post: Un caso di successo: i best sellers di Simon Sword
- Secondo post: L’importanza del gruppo di pari: il gruppo Streetlibers
Oggi chiamiamo in causa un editore indipendente: Stefano Tevini è con Valerio Villa il boss di La Ponga Edizioni. Ed è un autore, a sua volta: dalla pagina Writing Class Hero pubblica aggiornamenti, riflessioni, notizie sui suoi titoli e sul panorama editoriale e autoriale italiano.
Lo abbiamo intervistato e oggi vi proponiamo “la versione di Stefano”, ovvero: cos’è il self publishing per un editore?
Nel panorama culturale italiano, un po’ chiuso e un po’ snob, la pubblicazione indipendente è ancora associata alla vanity press, alla “stampa egocentrica” di manoscritti di scarsa qualità da parte di dilettanti. Ma non è più così, e noi di Studio83 lo sappiamo bene dato che lavoriamo con autori e autrici esordienti dal 2007, e abbiamo visto nascere e crescere questo contesto con molta attenzione. [Leggi anche: Self Publishing, verso una nuova frontiera: l’Indie Publishing]
Anche La Ponga Editore ha un atteggiamento improntato alla valutazione senza pregiudizi e all’innovazione: ha pubblicato nel suo catalogo anche dei titoli di autori indipendenti che avevano autopubblicato in precedenza quegli stessi testi. Un modo di procedere inconsueto, che prefigura scenari futuri con meno barriere tra i “modi” di intendere la pubblicazione.
Ecco cosa ci ha raccontato Stefano!
Il self publishing è una realtà affermata ormai anche in Italia. Cosa pensi, come lettore, del proliferare di titoli e autori indipendenti?
Trovo che la galassia del self publishing sia un mare magnum dove si trova letteralmente di tutto.
Gli autori che si auto pubblicano decidono di bypassare gli editori tradizionali per i motivi più disparati. Ci sono autori che preferiscono gestirsi da soli in tutto e per tutto, tendenzialmente soggetti che, a torto o a ragione, si sentono forti dal punto di vista della promozione e con un seguito numeroso; ci sono autori stanchi dei continui rifiuti da parte degli editori che, anziché chiedersi perché nessuno decide di investire su di loro, decidono di far da sé pur di vedersi pubblicati; ci sono autori che, semplicemente, preferiscono non legarsi a una realtà editoriale in quanto non ne trovano di rispondenti alle proprie esigenze, e queste sono solo alcune delle categorie di self publishers .
Davvero, le ragioni che portano al self publishing sono un’infinità, tutte a proprio modo legittime, il mezzo in quanto tale è neutro, è quel che ne facciamo a fare la differenza, una pratica tanto orizzontale lo è nel bene e nel male.
Ora passiamo alla tua veste di editore. Spesso il self publishing è scelto da autori e autrici seguendo la mentalità “non ho bisogno dell’editore”! Cosa pensi di questo modo di procedere?
Nei paesi anglosassoni il self publishing è una strada praticabile in termini professionali. Il mercato è tale da permettere di concepire il lavoro di scrittore a tempo pieno, talvolta anche con numeri interessanti. Certo, per lo più si tratta di un lavoro complesso e multi tasking che solo in parte consiste nella scrittura. Si tratta di realizzare da sé il prodotto finito da zero e promuoverlo adeguatamente. Bisogna produrre tanto e impiegare tempo a farsi conoscere, ma il mercato non manca.
In Italia, invece, escluderei la possibilità di mettere insieme uno stipendio con il solo self publishing. Il nostro è un mercato difficile, asfittico e in perenne crisi. Il digitale non decolla e gli scrittori che possono dire di campare di sole vendite, nel circuito dell’editoria tradizionale, sono davvero una manciata. Manca proprio la domanda, si legge pochissimo e se le major sono perennemente sulla difensiva, e la maggior parte delle realtà medio piccole fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, i self publishers, che possono contare su una fetta di mercato ancor più esigua, per quanto bravi hanno uno spazio di manovra davvero minimale.
Secondo te il selfpub è una minaccia per l’esistenza futura degli editori?
Direi di no. Anche se il mercato editoriale si riprendesse, pia illusione, al punto da lasciar spazio di crescita agli autori indipendenti, semplicemente avremmo un panorama che vedrebbe liberi professionisti convivere con realtà strutturate di varia dimensione.
Altre volte invece capita che si arrivi alla pubblicazione indipendente dopo aver subito una lunga serie di rifiuti da parte degli editori. Cosa puoi consigliare ad autori/autrici che prendono questa decisione?
Se il motivo dell’auto pubblicazione è da ricercare in una lunga serie di rifiuti, consiglierei agli autori di farsi domande. Potete pensare che tutti gli editori siano incompetenti incapaci di comprendere il vostro genio, oppure chiedervi perché nessuno se la sente di investire sulla vostra opera. Forse vi rivolgete a realtà interessate a un prodotto diverso dal vostro, forse quel che scrivete non trova una sua collocazione nel mercato, forse dovreste scendere a compromessi e cercare di capire cosa la gente vuol leggere o forse, semplicemente, dovreste lavorare per migliorare la vostra scrittura, potreste non essere bravi come credete.
Secondo te, è opportuno che l’autore/autrice prenda la strada del selfpub come prima scelta, senza prima cercare un editore tradizionale? Se la trovi una strada possibile, quando pensi sia più opportuna?
Ognuno è libero di fare come crede, con tutte le conseguenze del caso nel bene e nel male.
Tu sei un editore tradizionale, eppure hai pubblicato e includi nel tuo catalogo alcuni titoli già pubblicati in precedenza con il self publishing. Parlaci di questa scelta innovativa e molto poco convenzionale.
Semplicemente, mi è capitato di leggere opere a mio avviso nel mercato delle autoproduzioni. Una su tutte, Blake Northcott, autrice di Arena Mode, self publisher di successo in Canada. Quando ti trovi di fronte a un bel libro se puoi lo pubblichi, a prescindere da come sia nato, diciamo che non ci si formalizza.
Ringraziamo Stefano Tevini per il suo tempo e per il suo modo pragmatico e diretto di affrontare il discorso self publishing. Vi invitiamo a scoprire di più su di lui e il suo lavoro alla pagina Writing Class Hero, e a quella di La Ponga Edizioni.
Alla prossima “puntata” del nostro speciale self publishing! 🙂