Giornata della Memoria 2020 – consiglio di lettura
Il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz.
Questa ricorrenza, tra le tante che segnano la liberazione in Europa dai nazisti e dai fascisti, è stata scenta dall’ONU come Giorno della memoria.
In questi ultimi mesi, ci rendiamo conto con sgomento che il fascismo non è affatto morto, che si alzano saluti romani, che si bruciano librerie antifasciste, che si scrive “ebreo” sulle porte, che si distruggono pietre d’inciampo, che si giustifica politicamente il fascismo appellandosi alla libertà di espressione e dando a chi protesta del “politicamente corretto” o dell’attentatore alla libertà di espressione.
Ecco che questa giornata forse si fa più pressante delle altre, non solo per ricordare, ma per reagire e tornare ad agire.
Per questa ragione vi proponiamo una memoria da recuperare: quella di un internato partigiano, che ha sempre lottato e anche nelle condizioni peggiori non ha mai abbassato la testa.
Il memoriale vinse anche il Premio Bancarella nel 1965 quando vendette ben un milione di copie.
Il fascismo è stato un regime infame e omicida, esaltarlo oggi è un crimine, tenere alto il ricordo della parte giusta è più importante che mai.
“Tu passerai per il camino”, di Vincenzo Pappalettera, Mursia Editore
Vincenzo Pappalettera è stato uno studioso e storico italiano. Ed è stato anche un partigiano: per questo fu catturato nel 1943 e internato a Mathausen dove rimase, a parte diversi trasferimenti per lavori forzati, fino alla liberazione del campo di prigionia nel 1945.
Due anni di internamento sono davvero tanti: ma questo libro si apre con “La liberazione”, con le grida Americani! Americani!, con le esclamazioni e le sommosse spontanee degli internati che si organizzano, si chiamano, si coordinano in comitati, e accolgono i loro liberatori.
C’è quasi un rovesciamento di ruoli: perché i soldati statunitensi che entrano nel campo non credono ai loro occhi e rimangono sconvolti, orripilati da quello spettacolo di morte; e gli internati invece, quelli che ci riescono, li accolgono attivamente e considerano quasi con compassione le loro reazioni di terrore e i gesti maldestri che fanno per aiutare, come quello di gettare patate in una folla che si trasforma presto in una marea barcollante.
Tutti noi siamo venuti in contatto con diverse testimonianze dei lager, sia su carta che su pellicola. Questo memoriale mi ha colpita molto e lo consiglio perché è una testimonianza uguale, ma allo stesso tempo molto diversa dalle altre che ho letto: è uguale perché lo sono le vicende affrontate; è diversa perché diverso è il modo di viverle e di raccontarle.
Pappalettera da prigioniero resta combattente. Questo è il fulcro, la chiave di lettura che ci fa leggere questo libro in modo diverso dagli altri.
Non c’è il profondo male interiore di Levi, né lo strazio allucinato di Pahor, né il lutto indifferenziato e costante di molti altri sopravvisuti.
Sopra ogni senso di dolore e disagio profondo, c’è una fortissima combattività e un senso profondo della propria dignità: calpestata, ma incancellabile.
Ciò che accade, l’autore lo sottolinea, fa parte per lui del passato, seppur pesantissimo.
Pappalettera ci racconta delle prove durissime e delle sofferenze che è stato costretto ad affrontare e a vedere. Ci racconta anche di nomi e di fatti dei suoi compagni di prigionia, rendendoli in questo modo umani, ancora, e non scheletri “mussulmani”.
Gli internati raccontati da Pappalettera sono capaci di imbarazzarsi per i problemi di igiene, si relazionano umanamente e politicamente superando gli scogli della lingua, reagiscono ai soprusi, si affidano l’un l’altro ricordi e a volte cimeli, si organizzano in comitati clandestini. A volte c’è spazio perfino per l’ironia!
Non dico che “Tu passerai per il camino” sia una lettura facile o divertente. Pappalettera non minimizza e racconta anche le tante atrocità che ha dovuto vedere, o che gli sono riferite da compagni la cui voce è riportata direttamente alla prima persona. Questa è un’altra caratteristica che a mio avviso impreziosisce il libro: le tante voci. Chi è evaso, chi ha assistito a sommosse, chi appartiene ad altri popoli, e racconta.
Il dolore traspare da ogni pagina, ma insieme al profondo smarrimento c’è anche la forza di chi combatte una guerra, sì, ma mosso da ideali e valori più alti.
Il tono del memoriale mi ha ricordato alcuni accenni contenuti nel testo per me imprescindibile di Vitor Frankl “Uno psicologo nel lager”.
Frankl fu internato giovanissimo e racconta le diverse reazioni dei prigionieri: quelli che se la cavarono meglio (il che non significa che non soffrirono e non morirono!) furono coloro che avevano fede, come ad esempio il gruppo piccolo ma riconoscibile dei Testimoni di Geova.
In un mondo dove tutto ti è tolto, ci ricorda Frankl, dove non sai se vivrai o morirai senza alcun motivo, c’è ancora una libertà, unica ed estrema, che non ti può essere portata via: la libertà di decidere come reagire a tutto questo.
Ed è una lezione per la vita!
“Tu passerai per il camino” è una lettura che raccomando, perchè oltre a testimoniare la brutalità dello sterminio, di questo orrore tutto umano e tutto fascista, ci regala il messaggio che l’umanità è anche altro: resistenza, amicizia, forza, fede nella giustizia, dignità… oltre ogni orrore, e al di là della distruzione.
Io non perdono e non dimentico.
Liliana Segre
Ma non odio.