Come scrivere hard-boiled – I consigli di Sergio “Alan D.” Altieri
Agosto è al termine e con lui la nostra piccola rubrica #scritturedagosto, che avete seguito in moltissim*. Grazie!
Questo mese abbiamo ospitato sul blog tanti autori e consigli preziosi:
- Luca Azzolini, autore di libri per ragazz*
- Alberto Cola, autore di fantascienza, noir, letteratura per l’infanzia
- Darien Levani, autore noir
- Alessandro Morbidelli, autore noir
- Chiara Bertazzoni, autrice e regista teatrale
- Luca Franceschini, autore di fantascienza e sceneggiatore di fumetti
- Massimiliano Giri, autore di action e giallo
Vogliamo chiudere in bellezza l’ultimo post, con i consigli di un maestro riconosciuto, del quale sentiamo ancora la mancanza.
Lo scrittore Sergio Altieri, conosciuto anche con lo pseudonimo di “Alan D. Altieri”, è oggi ricordato come il “maestro dell’Apocalisse”.
La sua scomparsa, avvenuta improvvisamente quando aveva solo 65 anni, ha lasciato sgomenti il pubblico di lettori e lettrici e anche, dall’altra parte, il settore editoriale a cui Altieri ha dato molto.
Scrittore, traduttore, sceneggiatore, direttore editoriale di importanti collane da edicola, Altieri è stato una persona disponibile e generosa, che anche noi di Studio83 abbiamo incontrato più volte, riportandone sempre un arricchimento e impressioni positive.
Oggi pubblichiamo qui un’intervista che Altieri ci concesse in esclusiva per la Rivista Inchiostro (e che non fece in tempo a vedere pubblicata) rilasciata per di una rubrica incentrata sulle scritture di crime, noir, giallo etc., curata da Giulia Abbate (la stessa in cui figurano anche i consigli di scrittura action di Massimiliano Giri).
Una conversazione, questa, che è anche una lezione di storia della letteratura e di scrittura.
Intervista a Sergio “Alan D.” Altieri (marzo 2017)
1) Cos’è lo hard-boiled e in cosa si distingue dal giallo “classico”?
Cercando una definizione della letteratura hard-boiled, un’ipotesi potrebbe essere “l’irruzione dell’esistenzialismo, addirittura del nichilismo, nella narrativa mystery”.
Ritengo inevitabile inquadrare entrambi i concetti – transito vietato al fin troppo discutibile termine “genere” – nel loro contesto storico.
Le radici tematiche e narrative del lavoro della prodigiosa Agatha Christie (1890-1976) si collocano nei primi Anni ’20, l’epoca della grande rinascita europea successiva alla catastrofe della Prima Guerra Mondiale. L’epoca in cui mezzo mondo cercava un nuovo ordine intellettuale (antitetico dall’attuale, tetro “nuovo ordine mondiale”) come via d’uscita dal caos post-bellico.
Non è né può essere un caso che i due protagonisti di Agatha Christie siano un azzimato esteta belga, Hercule Poirot, e un’attenta zitella britannica, Miss Marple. Il mystery di Agatha Christie è il ristabilimento dell’ordine etico contro la devianza del crimine proditorio.
In aspro contrasto con questa prospettiva c’è l’opera dell’egualmente prodigioso Dashiell Hammett (1894-1961) – reduce della Prima Guerra, agente dell’agenzia investigativa Pinkerton – a tutti gli effetti l’inventore dello hard-boiled.
Di nuovo, non è e non può essere un caso se, superata la stagione dei racconti, tutti e cinque i romanzi capolavoro di Hammett, da Red Harvest (1929) fino a The Thin Man (1934) sorgono nel bel mezzo della Grande Depressione, verosimilmente la più grande discesa agl’inferi economica e sociale che gli Stati Uniti abbiano mai affrontato dopo la Guerra Civile.
È quindi nel caos, nel disastro, nella corruzione del mondo e delle anime che si muovono i protagonisti di Hammett, dall’anonimo continental op al pragmatico, cinico Sam Spade. Protagonisti i quali “scrutano nell’abisso” di Nietzsche, mentre, inevitabilmnte “anche l’abisso scruta dentro di loro.”
E questa, a mio avviso, il great divide, la grande linea d divisione, tra mystery e hard-boiled: il ristabilimento dell’ordine nel primo caso, l’accettazione del caos nel secondo.
È lo straordinario Raymond Chandler (1888-1959) – con il suo altrettanto straordinario eroe Philip Marlowe, cavaliere in armatura di flanella grigia – a proiettare nello hard-boiled un vettore profondamente esistenziale. Il che sposta ma non modifica la prospettiva primaria.
Quanto distaccato e antisettico il mystery, tanto brutale e crudele lo hard-boiled, dove la violenza domina e l’assassinio impera.
2) Una dritta: cosa si deve sempre fare quando si scrive HB?
Si deve essere cattivi, moooolto cattivi. Anzi: perfidi.
Il mondo dello hard-boiled è un mondo impietoso e corrotto, feroce e maledetto. Ooops, non sarà putacaso il mondo qui & ora?
Il detective hard-boiled è solo marginalmente al di sopra delle parti, in virtù di una sua etica tanto intriseca quanto fragile.
Gli antagonisti sono potenti infami (tautologico) e/o gangsters turpi (inevitabile). Il tutto si risolve in un regolamento di conti finale con quanti più morti ammazzati possibile.
Dovesse poi il protagonista venire coinvolto emotivamente: il crash & burn (impatto & rogo) conclusivo è assicurato. Finisce nel gelo dell’obitorio l’attrazione contradditoria in Red Harvest, finisce nel vuoto struggente l’amore impossibile in The Long Good-bye.
In buona sostanza, con lo hard-boiled siamo tutti benvenuti all’inferno in terra.
3) E un errore da evitare assolutamente?
Cercare il “bene” dove nessun bene può esistere.
Mentre nel mystery gli antagonisti vengono giustamente puniti, nello hard-boiled la giustizia non abita più qui.
L’errore da quattro fregacci blu: mettere a una storia hard-boiled un happy ending, lieto fine.
4) Ha senso scrivere HB oggi?
Nessun dubbio. A dispetto di tutte le grottesche ipocrisie del politically correct – e citando il profetico titolo di una grande canzone di Phil Collins – la nostra epoca continua, e continuerà a essere, the age of confusion, l’era della confusione.
Non è in questa sede che possiamo inoltrarci in una diquisizione socio-economica, ma oggi è impossibile non vedere come il potere (in tutte le sue forme) venga quotidianamente esibito nei suoi aspetti più deteriori e omicidari.
È lo humus perfetto per lo hard-boiled. Nel paese dove tutti sono corrotti, il tough guy, il duro, è re.
Giulia, ancora grazie a te e a tutti coloro che hanno voluto seguirci per questa mia incursione nella Rivista Inchiostro.
(Grazie a te, Sergio… “& be safe out there”.)
E graze a tutt* voi per avere letto e apprezzato le #scritturedagosto!
Continuate a seguirci per nuovi post e approfondimenti 🙂