Giornata del libro e del diritto d’autore 2021

Oggi è la Giornata del libro del diritto d’autore, un momento di festa, che possiamo usare anche per qualche riflessione.

Come sta messo il libro?

Non male, sembra, nonostante la pandemia, o forse grazie al fatto che, consegnati forzatamente in casa, tutti noi abbiamo avuto più tempo di leggere e la necessità di viaggiare con la mente, di riflettere, di soffermarci, di finire quel certo romanzo a metà, e di “evadere”: non come disertori, ma come prigionieri in cerca di aria, per parafrasare la celebre considerazione di Tolkien relativa al fantastico.

Il rapporto ISTAT sulla lettura dell’anno scorso (in realtà ha la data del 2019, ma analizza anche a lettura in pandemia) presenta buone notizie: la lettura ha avuto un incremento, l’editoria ha lavorato e le librerie di prossimità hanno guadagnato nuovi clienti.

Potete consultare il rapporto ISTAT in versione integrale QUI: ISTAT – Produzione e lettura di libri in Italia 2019

Negli scorsi anni abbiamo condiviso riflessioni di altro tono, anche polemico, perché parlare di “libro” non significa automaticamente parlare di lettura e di cultura. E perché il “diritto d’autore”, come è concepito e trattato oggi, è qualcosa tra il retorico retro e una verniciatura di bontà, su una situazione editoriale nella quale autori e autrici sono molto poco tutelati, non sempre riconosciuti, spesso sfruttati e messi in fondo alla lista.

Royalties bassissime o inesistenti, rendiconti altalenanti o non pervenuti: se avete un po’ di esperienza nella pubblicazione professionale sapete di cosa stiamo parlando.

A oggi, la filiera editoriale è in mano ai distributori che si pappano almeno il 60% (quando va bene) del prezzo di copertina di un libro, trascurano spesso le librerie indipendenti (che infatti per disperazione si erano buttate su Amazon :-O prima della comparsa provvidenziale del nuovo distributore indipendente Bookdealer) e spesso mettono bocca anche nelle decisioni editoriali, sulla base di quello che venderanno meglio.

Tutto questo è normale?

Sì, se consideriamo il “libro” come qualsiasi altra merce del nostro regime capitalista.

No, se per “libro” intendiamo “testo”, “storia”, “romanzo” o “saggio”, “discorso culturale”.

Il “libro” non è una merce, e non si può vendere come fosse un trancio di pizza (paragone, questo, molto caro a un insegnante che seguii prima della laurea, purtroppo non ne ricordo il nome).

E il “diritto d’autore” è certamente un qualcosa da difendere, ma come? Con la SIAE che impone tassazioni da capogiro? Con chi ne parla oggi con belle parole, e poi continua a vendere libri senza pagare i propri autori e autrici?

Le domande che mi ponevo nel post in tema del 2019 sono ancora tali:

Cosa vogliamo, come collettività? Vogliamo bloccare gli accessi per retribuire i produttori? Questo è lo scopo primario? Oppure ammettiamo come più necessario aprire le fonti e i contenuti, per permettere che girino il più possibile e siano disponibili a un discorso culturale condiviso? Le due cose sono opposte? O si può trovare un punto di contatto, un percorso condiviso, superando questa attuale contrapposizione?

Dal post Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore 2019

E relativamente a “libro”:

Siamo sicuri che al ruolo culturale dell’oggetto libro corrisponda un contributo vero in termini di protezione del pianeta e di diritti dei lavoratori?
Il libro è un oggetto, appunto. Forse prima o poi potremmo pensare a un libro meno “pesante”… a considerare seriamente le possibilità degli ebook? Oppure, per salvare capra e cavoli, a un nuovo modello di condivisione che pretenda biblioteche ovunque, e che superi il possesso?

Dal post Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore 2019

Le biblioteche sono state inopinatamente chiuse e ci siamo spese moltissimo anche per questo, promuovendo una petizione che con qualche migliaio di firme è stata comunque ripresa dai giornali e, ci piace pensare, ha dato un piccolo contributo alla riapertura.

(Leggila qui: Petizione popolare: riaprite le biblioteche pubbliche – #vogliamoleggere!)

Questa pandemia ci ha insegnato che la cultura è imprescindibile per vivere, che le storie ci sono necessarie, e che i libri-i testi-gli ebook sono beni di prima necessità. Come e più della pizza 🙂

Quindi l’invito resta lo stesso di sempre: festeggiamo e promuoviamo la lettura andando in biblioteca e battendoci perché “il libro” non sia solo una merce sui pallet e nei bilanci, ma un oggetto custode di testi e storie che sono bene comune e diritto di tutti.