Intervista a Sephira Riva, nuova autrice per Futuro Presente!

La scorsa settimana è uscito un nuovo titolo per la collana Futuro Presente, che curiamo dal 2016 per la casa editrice Delos Digital. E che titolo!

“Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti” è una novelette spassosissima, sarcastica, ma anche ricca delle competenze scientifiche dell’autrice, Sephira Riva.

Chi segue il mondo della narrativa fantasy conoscerà forse Moedisia, blog di letteratura e scrittura, che Sephira Riva gestisce assieme a Gloria Bernareggi. (E a chi non lo conosce consigliamo spassionatamente di leggere i loro articoli: sono davvero brave! Qui un articolo che parla proprio di “Addendum”.)

Circa un anno fa, al termine di un meeting da remoto con Sephira e Gloria per parlare di un loro progetto editoriale, Sephira ha raccontato di avere in programma un racconto di fantascienza che mettesse in pratica il linguaggio inclusivo e che contenesse asterischi, schwa e altri segni grafici che oggi si sperimentano per superare il maschile universale.

Giulia e io ci siamo illuminate: sembrava un’idea perfetta per Futuro Presente! Le abbiamo quindi chiesto, quando lo avesse scritto, di farcelo leggere.

Scrive Sephira:

“Addendum” non avrebbe potuto essere scritto in un altro momento, perché in effetti rappresenta un po’ la conclusione di una serie di ragionamenti. Scrivere è il mio modo di riflettere sulle questioni che mi interessano: una riflessione in itinere, per così dire, in cui un problema o una domanda viene sviscerata attraverso gli eventi di una storia. “Addendum” è nato dall’unione di due necessità: da una parte, quella di mettere alla prova dei fatti il linguaggio inclusivo (uno dei campi su cui io e la mia usuale co-autrice Gloria siamo più agguerrite!), dall’altra la necessità di analizzare il senso del lavoro che mi impegna la gran parte della giornata.

“Addendum” è ambientato nelle gelide isole Svalbard, che nel racconto gelide non sono più: il riscaldamento globale ha sciolto i ghiacci dell’artico e le ha rese uno dei luoghi più inquinati del pianeta. In quest’ambientazione da climate-fiction, la storia prende subito una gustosissima piega surreale: degli alieni incorporei fatti di echi commissionano a un centro di ricerca il reverse engineering di un manufatto alieno incomprensibile, gettando nel panico la protagonista e l’intero laboratorio.

[Ci insegna Wikipedia che il reverse engineering, o ingegneria inversa, “consiste nell’analisi delle funzioni, degli impieghi, della collocazione, dell’aspetto progettuale, geometrico e materiale di un manufatto o di un oggetto  che è stato rinvenuto (ad esempio un reperto, un dispositivo, componente elettrico, un meccanismo, software).” Tra le altre attività, per lavoro Sephira Riva si occupa anche di reverse engineering.]

Continua Sephira:

I due ambiti si sono uniti in modo naturale, perché la mia esperienza di scienziata in centri di ricerca di ogni genere (per finire in un’azienda) è di luoghi di grande diversità e un’inclusione anche un po’ forzata – dalla combinazione di retorica del lavoro di teamwork con un sistema che spinge a primeggiare i singoli. Il mondo della ricerca scientifica è contraddittorio… In tutti i sensi: è pieno di contraddizioni, ma è anche sede di un enorme potenziale dialettico. Perciò mi sembrava il luogo ideale in cui testare un tema caldo e discusso come l’italiano inclusivo.

C’è un altro motivo, a dire il vero: la fantascienza italiana, soprattutto quella femminile, sonda da anni i limiti del linguaggio. E il futuro vicino (il Futuro Presente!) lo costruiamo noi oggi, nei nostri laboratori, con gli stessi strumenti di astrazione richiesti dalla lingua. Quindi capisci che per me letteratura e scienza non possono che essere fuse insieme, due facce della stessa medaglia, due modi di andare a fondo al reale. Due discipline che hanno bisogno di etica!

Sephira è laureata in Chimica e ha un dottorato di ricerca in Ingegneria dei Materiali. Ha vissuto all’estero per anni tra Galles, Germania e Norvegia e ha lavorato per l’ESA e per l’ITT. Ci ha confidato che le assurde vicende narrate nel racconto non sono poi così improbabili come sembrano. “Tratto da una storia plausibile”, ha commentato!

Proprio questa idea di una letteratura al servizio dell’etica – che per me, in questa fase della mia vita, significa analizzare la narrativa di genere con gli strumenti del femminismo intersezionale – mi ha avvicinata a Elena e Giulia di Studio83. Ormai tutto quello che scriv(iam)o passa di default dal loro scrutinio: perché oltre a rafforzare una storia dal punto di vista stilistico, possono intervenire in modo tematico.

Da lettrice, incontro spesso libri in cui il messaggio viene contraddetto dalle azioni dei personaggi e dagli avvenimenti: non accadrebbe se chi scrive avesse maggiore consapevolezza della sincronia tra storie, temi, mondo reale. Dopotutto, ogni libro si posiziona in un contesto, e aggiunge un tassello a un dibattito. Spero che “Addendum” possa accenderne molti!

“Addendum” sta già ricevendo riscontri positivi, tra cui la bella recensione di Franco Ricciardiello, scrittore premio Urania e curatore della collana solarpunk Atlantis. Siamo certe che potrà appassionare lettori e lettrici di tutti i gusti: è un’opera intelligente e brillante, che vi divertirà e vi farà riflettere.

Giulia Abbate, Sephira Riva e Gloria Bernareggi al BookCity 2019

“Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti” è disponibile in e-book in tutti i maggiori store on-line! Tra gli altri, lo trovate sul sito dell’editore, su Amazon, Google Play e Kobo.

Qui la sinossi completa:

Uno sgangherato laboratorio di ricerca nelle isole Svalbard. Una macchina per il controllo del clima che fa grandinare nei corridoi. Un trio di giovanǝ ricercatorǝ con un incarico impossibile: il reverse engineering di un manufatto extraterrestre, commissionato da alieni incorporei (anzi: alien* incorpore*, perché non conosciamo il loro sesso). Cos’è il reverse engineering? E che aspetto ha un alieno incorporeo? La geniale autrice esordiente Sephira Riva gioca con i topoi della fantascienza e con il linguaggio inclusivo, per raccontarci la storia più surreale mai apparsa su Futuro Presente.