“Carmilla. Il vampiro moderno” di Sheridan Le Fanu. Recensione / Halloween 2022

Questo articolo è pubblicato nella cornice della rassegna collettiva di dieci giorni dedicata ad Halloween 2022.

Questa è la sesta giornata, a tema VAMPIRI.

Recensione a cura di Alessandra Micheli

Siamo a Hallowen ragazzi.

E in questo ambizioso progetto non possiamo non parlare delle figure che funestano le nostre notti e i nostri incubi e magari anche, perché no i nostri sogni, lui il famelico vampiro.

Il vampiro è un archetipo ricco di significati diversi, spesso rifiutati dalla morale comune ( badate bene parlo di morale non ti etica) che precede e trascende ogni personaggio descritto con abilità dai nostri scrittori preferiti.

Perchè il vampiro esiste da secoli e esisterà sempre nell’inconscio umano, che sarà in bilico tra il necessario terrore, ma anche l’inspiegabile attrazione.

Cosa strega cosi tanto la nostra mente?

Molti autori hanno provato a raccontarcelo a far evadere la figura del folclore dagli oscuri recessi di ricordi ormai avvolti da ragnatele. Il più famoso è sicuramente, il nostro buon Stoker con il suo Dracula del 1897 ( che udite udite  che, udite udite, non ebbe gran successo, all’epoca, con le vendite.)

e sapete perché?

Perché  troppo scomodo, troppo “sensuale” per l’epoca tanto da essere battuto dal romanzo the Beetle di Richeard Marsch.

Eppure nonostante l’ inizio traballante passò alla storia e resta tutto’ora un libro importantissimo che fa da guida ai successivi romanzi del genere vampiresco ( a eccezion fatta della saga di Twilight che tenta, disperatamente, di discostarsi dalla leggenda originaria per dare una sorta di buonismo a una figura inquietante e a volte scomoda. Dello stesso tono, ossia sensuale e oscuro, è invece la saga di Lisa Jane Smith che resta fedele, seppur con ammodernamenti osteggiati dai puristi, al filone Dracula dello Stoker).

Ma il vero, indiscutibile capolavoro del genere vampiresco, secondo ovviamente il parere della sottoscritta è senza dubbio  Carmilla di Jospeh Sheridan le Fanu del 1872 considerato uno dei migliori racconti dell’orrore che siano mai stati scritti.

Carmilla ha poco da invidiare al suo vicino Dracula ed ha il pregio di rivolgersi alla donna, una donna vampiro dissoluta, affascinante , sottilmente erotica e avvolgente quanto orrori fica. La sua ambiguità sessuale rappresenta il fulcro di una tradizione millenaria allarmante per la sua modernità e perfetto esempio di rivalsa contro la tremenda morale vittoriana. Nessuno meglio di Carmilla si farà portavoce di una rivalsa femminista, e dove l’atmosfera di malato erotismo, rivendica il diritto al piacere senza ostacoli e limiti.

In Carmilla il connubio tra creatura pericolosa e affamata di sangue si accosta in modo sottile e scomodo alla passione per il piacere sessuale, laddove non è soltanto una necessità ma godimento estatico.

Carmilla nonostante la sua anomala natura, terribile e affascinante ci porta a conoscere, a assaporare la meraviglia dei sensi vista, gusto, tatto e odorato sono glorificati con meraviglia, riveriti come doni.

La nostra fisicità femminile, per troppo tempo ingabbiata in pregiudizi simulati da pudore e compostezza, esplode liberandosi in un caleidoscopio di colori.

Tutto grazie a una scrittura scorrevole raffinata, colta e mai banale.

Trovo le descrizioni di Le Fanu potenti e a tratti delicate, ma scabrose anche se ovviamente viste con gli occhi della modernità.

Ritrovo l’orrore frammisto a una sorta di piacere sena regole, senza limiti fuori dalla rigida morale che ingabbiava la donna al pari del suo busto.

E con  Carmilla  il vampiro torna a essere fortemente simbolico e rappresentativo di quella parte tenebrosa e segreta, necessaria a una corretta e sana vita interiore.

 Mai negare la parte oscura.

 Mai.

Significa negare la parte più profonda di noi stessi.

 Amore, morte, dolore vorticano in una spirale tetra che avvolge e incanta, che tiene con il fiato sospeso e che rendono il libro interessante avvincente a tratti filosofico.

Carmilla è un personaggio tormentato, dannato da una scelta che seppur gli ha garantito una vita straordinaria lo ha relegato nelle ombre, è schiava di passioni di tutte le passioni perché la sua natura lo pone sopra la morale umana,  quella stessa morale la ha forgiato culturalmente quando ancora era umana e rappresenta perfettamente il binomio tra libertà assoluta e convenzioni sociali, che la rendono frustrata e a tratti crudele, divorata dall’ansai di prendere tutto ciò che da umana le era negata.

E nonostante la paura che emerge da queste pagine eleganti, la nota finale non è a differenza di Stoker di sollievo, ma di acuta nostalgia

Carmilla ritorna alla mia memoria con ambigua alternanza sa volte è gioiosa, languida e bellissima ragazza altre volte è il terribile demonio che ho visto nella cappella in rovina. E spesso mi sono destata da questi ricordi immaginando di sentire il passo leggero di Carmilla davanti alla porta del salotto.

Perché provare nostalgia per il vampiro?

Perché il vampiro, nonostante terrorizzi è parte di noi.

Il vampiro scardina i tabù religiosi.

Bere il sangue equivale a rovesciare le basi dei precetti culturali cristiano giudei che regolavano e regolano tuttora, i rapporti tra la creazione e lo stesso Dio.

Il sangue è vita.

 E’ energia e fonte di conoscenza.

Inoltre, bere il sangue è ancora più spaventoso perché ci attrae e ci riporta indietro alle antiche culture pagane, nate agli albori del tempo che al posto di un Dio maschio, vendicativo, giudice e guerriero, avevano una Dea seducente, terribile(nell’accezione etimologica originaria del termine sinonimo di formidabile, straordinario) e maestosa.

 Il vampiro rappresenta il richiamo atavico a riti antichi parte di una religione primordiale prettamente femminile, dove il sesso ma anche il sangue (specie quello mestruale che è ricco di sostanza realmente speciali come melatonina e serotonina che potevano garantire salute e vigore fisico) veniva esaltato e considerato sacro.

Le Ierodule erano le sacerdotesse protettrici di questo sacro flusso che stabiliva un alleanza tra loro e la terra madre rappresentato proprio dal Sovrano Sacerdote.

Ecco che ogni vampiro ricorda questo antico rituale quando si avvicina e fa risplendere la sua amata.

 Perché il sangue che lei porta dentro diventa la componente principale di un pasto sacro dove per tramite del sesso risveglia, rigenera e purifica corpo e mente e anima.

Carmilla è quindi anche un simbolo femminista proprio perché pur essendo parte di un retaggio leggendario antico, deve la sua fisionomia proprio a una delle epoche cosi controverse della storia: l’epoca vittoriana.

 In questo secolo esisteva un timore inquietante verso la donna e soprattutto verso la sua sessualità.

Anzi oserei dire una vera e propria paura.

 Questo perché spesso la sensualità femminile si collega al tema della creatività, che si contrappone con l’idea di un ordine preciso, prestabilito e immutabile.

Cosi la rigida morale vittoriana si prefiggeva di tenere a bada l’umore pericoloso per il vivere comune della donna.

E mentre le donne scendevano in piazza per ottenere emancipazione voto,  il resto della società si aggrappava a ideali vittoriani di purezza e religiosità.

Mentre il mondo cambiava si serravano le righe dell’ortodossia e del perbenismo. Ed ecco che in questo clima soffocante emergeva il simbolo della sessualità libera, sfrenata, giocosa, erotica del nostro buon vampiro.

Tutto questo senza che la donna si sentisse colpevole; era lui che irretiva i sensi, era lui che le prosciugava in un estasi senza fine.

Era lui a rappresentare il bisogno di passione, di animalità della donna troppo costretta non solo da un corsetto strettissimo, ma da una morale che la sviliva.

E in fondo Laura si innamora di Carmilla proprio perché ella rappresenta la passione proibita, il piacere e la libertà assoluta di essere donne.

E tramite questa ritrovare il potere magico di una donna e della sua fisicità sacra anche se questo significa essere una macchia sulla purezza apparente di un mondo artefatto e claustrofobico.

Post scriptum

 Quale motivo nascosto spinge un autore a utilizzare il complesso e sfaccettato simbolo del vampiro?
Cosa ci intende comunicare?

Il vampiro è un archetipo ricco di significati diversi, spesso rifiutati dalla morale comune ( badate bene parlo di morale non ti etica) che precede e trascende il mito stokeriano.

Il vampiro esiste da secoli e esisterà sempre nell’inconscio umano, che sarà in bilico tra il necessario terrore, ma anche l’inspiegabile attrazione.

Cosa strega cosi tanto la nostra mente?

E’ non tanto l’ammaliante desiderio di trascende le morte, quanto dal potere incredibile del superamento dei limiti umani dai suoi vincoli di coscienza, di quella responsabilità che lega indissolubilmente la libertà ai confini.

Perché nessuno può essere completamente libero, totalmente scevro da ogni barriera, che sia un freno dato dalla paura, dalla biologia, dalle emozioni come rimorsi, pentimenti, passione e soprattutto l’amore.

Il vampiro vive a cavallo di due mondi ( l’umano e l’onirico) dove esiste solo un vago illusorio piacere, cosi sospeso che travalica le regole, le coscienze e addirittura la dipartita, porta occulta verso una dimensione di pura energia. Nel vampiro la morte non è una rinascita, ma è un semplice non essere.

E’ una potenzialità vaga che diventa corporea soltanto grazie al sangue.

Essoè essenza sensuale, magica di rigenerazione, perché essenza energetica, qua c’è una sottile ma fondamentale differenza: è un veicolo comunicativo, contenitore di ricordi, emozioni, di quelle esperienze incise nel DNA, ricordi di prove superate, di prove mai sostenute, di modalità di azione date da cadute e risalite.

Ecco il senso del sangue come vita.
La vita è movimento, è cambiamento e informazione che genera il cambiamento.
In quello stato incorporeo il vampiro diventa vivo e reale attraverso i ricordi e le emozioni degli altri.

Diventa il Shaitan avversario o addirittura controparte in una sorta di dialogo di accuse /scuse, basti pensare al magnifico Shaitan del libro di Giobbe, necessario elemento di consapevolezza per un uomo troppo tronfio di se.

 E il vampiro è specchio speculare dell’uomo, di quello che potrebbe essere senza empatia, quella che in fondo da alle nostre azione il senso etico di appartenenza a una stessa sostanza energetica.

Perché il vampiro non condivide.
Il vampiro si appropria.


Per saperne di più sull’iniziativa, leggi il comunicato dell’evento.

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