“L’italiano, o il confessionale dei penitenti neri” di Ann Radcliffe. Recensione / Halloween 2022
Questo articolo è pubblicato nella cornice della rassegna collettiva di dieci giorni dedicata ad Halloween 2022.
Questa è la quarta giornata, a tema IL RITORNO DEL GOTICO
Recensione a cura di Raffaella Francesca Carretto
Qual è il peccato occulto; quale la storia ignota,
Che né artifizio estorce, né penitenza monda?
A quante prove può essere sottoposto l’animo umano? E a quante un amore?
Quali emozioni guidano un lettore e quali sono le situazioni che lo aiutano a decriptare la costruzione di una storia avvolta di mistero e tenebre?
Quali personaggi oscuri tramano nell’ombra? Contro quale peccato dovranno fare i conti?
Prima o poi si avrà a che fare con ciò che il destino riserva a coloro che commettono un atto contro il più alto dei sentimenti.
E proprio questo forse è il disegno che l’autrice ha voluto presentare al suo pubblico, una storia contrastata e resa impossibile da eventi, egoismi, artifizi e macchinazioni; tutte situazioni costruite in un ambientazione cupa e tenebrosa, resa tale dalle descrizioni che sin da subito colpiscono e immergono in oscuro e alquanto semplice racconto.
Ann Radcliffe ci racconta da subito di ambienti cupi, in cui la luce non ha forma, anzi crea ombre e tenebre.
guardate quel confessionale laggiù..
I colori del vetro gettano ombra, anziché luce..
lo vedete?… la sua sola vista sarebbe sufficiente a far disperare…
formato da tre scompartimenti sormontati da un baldacchino nero… una certa confessione venne ricevuta proprio in quel confessionale…
Qual è questa orribile confessione di cui si parla? Quale peccato fu così grave ?
La trama ci trasporta in una Napoli della seconda metà del 1700, e all’amore nato tra due giovani, ostacolato dalle convenzioni e dall’uomo.
Le vite dei due giovani, Elena e Vincenzo Vivaldi, sono messe in pericolo dalle macchinazioni ordite per separarli, perché mai si potrebbe accettare un’unione di due giovani di rango differente .
Misteriose presenze si palesano a dare avvertimenti, e lo fanno in circostanze straordinarie, quasi sovrannaturali e misteriose, rendendo inquieti gli animi dei protagonisti.
Se pure i due giovani riconoscano l’amore, la loro storia sembra nascere sotto strani e oscuri auspici.
Ma chi tesse le fila di queste macchinazioni? E perché tra i silenzi e le oscurità della notte, compaiono strane e ignote presenze?
..potrei credere alle superstizioni. Questo luogo mi ispira sentimenti cupi a esse congeniali..
Le oscure presenze, le superstizioni, le strani morti, i pericoli, le fortezze diroccate, gli inseguimenti, le circostanze straordinarie al limite del sovrannaturale, danno il tenore del pathos che l’autrice ha voluto sin da subito creare in questa sua creazione, dando voce forse alle paure interiori e all’aspettativa dei suoi lettori.
Nondimeno l’accompagnare questa storia a figure oscure e austere, dalle abitudini nascoste e misteriose, vicine al più oscuro labirinto dell’animo, come accade per il monaco Schedoni, il Confessore e consigliere privato della marchesa, madre di Vivaldi.
Tra i suoi compagni nessuno lo amava, molti lo detestavano, moltissimo lo temevano.
…il suo aspetto aveva un che di terrificante...
Forse questa è la figura più forte e interessante dell’opera della Radcliffe, una presenza di grande presa per la storia.
Un’oscura malvagità pervase i lineamenti del monaco, e in quel momento Vivaldi scorse in lui un uomo che l’impeto delle passioni avrebbe reso capace di perpetrare qualunque crimine, per quanto spaventoso.
Una figura malvagia e infida, lontana dai precetti della Chiesa. L’oscurità che si nasconde nella luce.
In questo percorso che è la lettura, è proprio la figura del monaco ad essere quasi protagonista della storia; il lieto fine che corona l’amore tra i due giovani è solo d’accompagno a quello che è il fulcro del romanzo.
Quali subdole macchinazioni sono state prodotte nell’oscurità che circonda le vite dei protagonisti? E quale potrà essere la fine “più giusta” per la storia in sé?
Al centro della trama, spicca quindi la figura del monaco Schedoni, che tra sinistre malefatte e colpe innominabili, è forse il rappresentante di quella forma di orrore e mistero di cui è colpevole. Figura di grande spessore, perché riesce a incarnare le ombre della natura umana.
Al di là di quegli stereotipi di cui è ricco questo racconto, le atmosfere ricreate dall’autrice e i contesti in cui le sviluppa, sono cariche di suspense riscontrabili nelle pagine della storia, e negli inseguimenti e nel rapimento di Elena.
Pagine intense che regalano descrizioni della precarietà del momento, delle difficoltà, del pericolo incombente, di turbamenti e delle ingiustizie perpetrate. Ma anche cariche di sentimenti umani in un’ambientazione a tratti cupa e oscura, accompagnata da fenomeni misteriosi e sovrannaturali.
È inevitabile alla fine il trionfo del bene, ma altresì importante quel moto di remissione e angoscia che si respira in tutto il testo mentre si sviluppa la storia, che avrà degli esiti inaspettati grazie a colpi di scena che condurranno appunto al finale trionfante per la coppia, e a un vero e proprio iter di espiazione per il monaco .
Aspetti oscuri forse, che conducono a un’intensa analisi del proprio animo, e più in generale della profondità dell’animo umano.
A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!
Per saperne di più sull’iniziativa, leggi il comunicato dell’evento.