La concordanza dei tempi (o consecutio temporum) – Appunti di editing

La concordanza dei tempi verbali è l’insieme di regole che determinano l’uso di modi e tempi dei verbi, nella relazione tra proposizione principale e subordinata.

Viene anche detta consecutio temporum (io ad esempio la chiamo così!) in ossequio alla lingua latina, nella quale le regole da seguire in questo ambito sono molto precise e rigide.

La consecutio temporum è uno dei principali punti deboli dei manoscritti esordienti che leggo, e mi capita spesso di dover segnalare errori riguardanti proprio la mancata concordanza dei tempi e modi verbali.

Il concetto su cui soffermarsi è la relazione tra i due verbi (principale e subordinato) e il tempo. A seconda dei diversi casi e del discorso, bisogna tenere conto della relazione tra le azioni descritte dai due verbi.

Quando il verbo della subordinata descrive un’azione avvenuta prima rispetto a quello della principale, c’è una relazione di anteriorità.

So che ho concordato bene il verbo.

Quando le azioni avvengono simultaneamente, siamo in relazione di contemporaneità.

Noto che anche tu concordi bene il verbo.

Quando l’azione della subordinata deve ancora accadere o accade dopo, c’è una relazione di posteriorità.

Immagino che entrambi concorderemo bene il verbo.

Il concetto è lo stesso quando il tempo della principale è al passato, sia un passato prossimo, un imperfetto, un passato remoto o un trapassato. E si coniuga in questo modo:

Quando ebbi capito che non avevo concordato bene quel verbo, mi rimisi a studiare.
(Qui c’è un rapporto di anteriorità con il verbo principale al trapassato remoto e quello subordinato al trapassato prossimo.)

Per essere sicuri di rispettare le regole di concordanza, bisogna sempre chiedersi se il verbo principale regge il congiuntivo o l’indicativo (e prestare molta attenzione all’uso dei trapassati: un altro grande punto debole che incontro spesso!).

Ora, ecco alcuni esempi di come concordare i verbi quando il tempo principale è al passato.

Sapevo che avevo concordato bene quel verbo.
(Anteriorità)

La maestra mi riferì compiaciuta che concordavo bene i verbi.
(Contemporaneità, con un imperfetto iterativo: “concordavo” in questo caso indica che lo fa spesso o sempre; se l’azione contemporanea è svolta singolarmente e nello stesso momento, meglio ricorrere a un costrutto: “La maestra mi riferì compiaciuta che stavo stavo concordando bene i verbi.”)

La mia editor aveva sperato con tutte le sue forze che avrei concordato bene i verbi.
(Posteriorità. Letta così, la frase lascia intendere che la speranza dell’editor non è andata a buon fine, ma questo dipende dal contesto, non è inferibile dalla singola frase. Che potrebbe anche continuare con: “…e infatti, quella volta la lasciai senza parole: concordanza corretta al cento per cento!” )

Questi esempi, nota bene, li ho fatti apposta con un verbo che regge l’indicativo. Con un verbo che regge il congiuntivo la cosa si complica… o si fa affascinante!

Verbo principale al presente:

Supponi che tu abbia concordato bene il verbo,

e dai per scontato che anche ora tu concordi perfettamente tutto.

Tutto indica che concorderai bene anche in futuro… complimenti!

Verbo principale al passato:

Suppose che avesse concordato bene. Fu assolutamente certo di farlo / che lo stesse facendo in quel momento, asolutamente certo che concordasse bene il verbo, proprio ora… si ripromise che l’avrebbe concordato perfettamente, per sempre, e che non avrebbe mai sbagliato, come si ricordò improvvisamente che aveva fatto cinque minuti prima!

Che succede quando il verbo della frase subordinata è coniugato al passivo?

Il verbo spera che ieri sia stato concordato bene, proprio come sa di essere concordato a meraviglia in questa stessa frase. Si augura che sarà trattato bene anche nella prossima!

Anche in passato, il verbo ha avuto di che pensare:

Il povero verbo sperava che fosse stato concordato bene (e sosteneva che lo era stato). Certo, era pronto a giurare che qui e ora era usato bene, ma non c’era da scommettere che sarebbe stato considerato sempre nello stesso modo…

Non deludere il buon verbo!

Per concordare nel modo giusto i tempi e i modi, devi prestare attenzione alle due componenti che ti ho evidenziato, più una. Eccole tutte di seguito:

  1. la relazione tra le azioni: il tuo verbo principale parla di una cosa successa prima, rispetto al tempo della frase principale? Oppure accade tutto nello stesso momento? O sta prefigurado una cosa che avverrà in un momento successivo a quello della sua enunciazione?
  2. La valenza e reggenza del verbo principale: ovvero, come esso si lega al secondo verbo e come ne determina il modo. (Ad esempio: “credo” regge generalmente il congiuntivo, a meno di affermazioni molto assertive. “Dubito” regge sempre il congiuntivo).
  3. Meno dogmatico, ma ugualmente importante: l’inflessione e l’intenzione nel pronunciare la frase, come nel caso appena citato relativo al verbo “credo”.
    Esempio: “Penso che lei ha ragione” si può dire nel momento in cui si esprime una sicurezza assoluta e si riporta il contenuto fattuale di un pensiero: “sono confusa, un momento penso che lei ha ragione, il momento dopo sono sicura che ha torto.”
    “Penso che lei abbia ragione” è una forma più usata, perché rispetta la reggenza, nel momento in cui il verbo “pensare” accompagna la formulazione di un’ipotesi.

Oltre a queste componenti interne al discorso, ci sono altri modi per affinare la tua capacità di concordare:

  • il più banale e… necessario: fai attenzione. Quando leggi, soffermati sulle forme composte e sulle concordanze. Quando parli, cerca di rispettarle quanto più possibile, non limitarti al comodo indicativo come fosse un passepartout! Il solo fatto di pensarci su ti affinerà l’orecchio e permetterà anche a chi ti sta intorno e ti ascolta di crescere. Questo vale soprattutto se parli ai bambini: non semplificare, usa le forme verbali nel modo giusto e imparerete in due.
  • Poi: ripassa. Qui un ottimo riassunto della situazione che tiene conto anche delle eccezioni o dei casi particolari legati alle sfumature del discorso, come quella relativa all’intenzione, che prevede l’uso del trapassato congiuntivo:

    Andiamo, suvvia! Ho creduto che tu avessi saputo come fare con il trapassato congiuntivo!
    Qui: Grammatica italiana: Correlazione o dipendenza dei tempi

  • Fai esercizio. Anche online, trovi moltissime pagine con esercizi pensati apposta per sviluppare la capacità di concordare i verbi. Eccone alcuni:

http://esercizi.clessidra.eu/concordanza_dei_tempi.html

E ora… coniuga:

Giulia ritiene che (anteriorità – verbo “spiegare”) _______________ bene la consecutio temporum.

Perciò, spera proprio che questo post ti (contemporaneità – verbo “essere”)_____________ d’aiuto.

Direbbe comunque che d’ora in poi tu (posteriorità – verbo “sapere”)____________ come concordare i verbi.

Coniuga anche:

Elena sapeva che un discorso sulla consecutio temporum (anteriorità – verbo “mancare”) _______________________ fino a quel momento.

Quindi disse a Giulia che nel blog (contemporaneità – verbo “servire”) __________________ un post sulla consecutio temporum .

Giulia si mise a scriverlo, sperando che Elena non le (posteriorità – verbo “rompere”)____________   più le scatole.

Buon esercizio!

Per tutto il resto… c’è Studio83! Scrivici se hai dubbi, perplessità, difficoltà.
Troviamo insieme la strada per tornare a scrivere senza problemi, con una correzione bozze o un editing stilistico.