Scrivere poesie: la metrica

Scrivere poesie è difficile? Come possiamo imparare a maneggiare questa delicata forma d’arte?

Oggi parliamo di un altro mattone fondamentale: la metrica!

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Cos’è la metrica di un componimento?

  • La metrica è la struttura ritmica di un testo poetico;
  • la metrica è lo studio del verso, degli accenti, della rima e delle strofe;
  • la metrica è “la tecnica della versificazione, cioè il complesso delle leggi che regolano la composizione dei versi e delle strofe” (dizionario Treccani).

L’unità basilare della poesia è il verso. Ogni verso si trova su una singola riga ed è separato dagli altri versi dallo strumento dell’a capo. Le unità di misura del verso sono le sillabe e gli accenti, che gli conferiscono il ritmo; ed è proprio la metrica a darci contezza del ritmo.

Nella maggior parte dei casi, il verso è definito dal numero di sillabe che contiene: endecasillabo, bisillabo, settenario…

Il ritmo dei versi cambia anche a seconda di dove cade l’accento tonico. Sappiamo che nella lingua italiana ogni parola ha un suo accento tonico (pìzza, menabò, cassàta…). In poesia, gli accenti tonici contribuiscono a scandire il ritmo e il suo andamento. Le sillabe su cui cade il tono (detto “ictus” in latino) sono appunto toniche, mentre le altre sono atone.

A differenza della prosa, in poesia dobbiamo tenere conto delle cosiddette figure metriche, che possono intervenire sul conteggio sillabico.

Le due grandi categorie di figure metriche sono scissione e fusione. Come suggerisce il nome, le figure metriche di fusione possono unire due sillabe altrimenti distinte, mentre quelle di scissione fanno l’esatto opposto.

Un esempio di fusione è la sinalefe, come nel leopardiano:

e il naufragar m’è dolce in questo mare”

Le vocali evidenziate, pur appartenendo a sillabe diverse, si fondono.

Se invece due vocali contigue si separano, abbiamo una dieresi. Esempio dantesco riportato dalla Treccani:

“Dolce color d’orïental zaffiro”

C’è infine la cesura, una pausa interna al verso allo scopo di rallentarlo. Da Carducci:

“T’amo, o pio bove; e mite un sentimento

di vigore e di pace al cor m’infondi”

Grazie a tutti questi strumenti del mestiere, quando componiamo una poesia possiamo definire l’effetto ritmico che vogliamo, con la velocità che più desideriamo: lento, disteso, veloce, martellante o misto.

Lavorare sul ritmo di un componimento è una fase fondamentale dello scrivere poesie, di conseguenza questi elementi non devono mai essere lasciati al caso. In poesia, il mezzo è il messaggio: comunichiamo con il lettore anche attraverso queste scelte strutturali.

A presto per i prossimi approfondimenti di “Scrivere poesie“!

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