L’uso della “d” eufonica – Appunti di editing
Si chiama “d eufonica” quella che viene aggiunta alle congiunzioni semplici “e”, “o” (quest’ultimo caso molto più raro) e alla preposizione propria semplice “a”.
Come suggerisce l’aggettivo “eufonica”, la “d” serve per migliorare il suono: si utilizza infatti quando la parola successiva alla congiunzione o alla preposizione inizia con la medesima vocale. Per farla breve:
Lo spinsi ad accettare il lavoro.
Un film grandioso ed eccellente.
Volete condividere le vostre impressioni od osservazioni?
Si tratta di una questione che attiene, più che all’editing, alla correzione di bozze e alle specifiche scelte redazionali di una casa editrice.
Utilizzare la “d” eufonica al di fuori dei casi citati, infatti, non è un errore grammaticale in senso stretto, dato che non esiste una regola formale che ne vieti l’uso quando la parola successiva inizia con una vocale differente (“Essere ed avere”). Addirittura ne esiste un caso specifico, “Ad esempio”, in cui si richiede di inserirla nonostante ciò vada contro quanto detto finora.
In breve, più che una regola è una consuetudine, che comunque è bene rispettare. Proprio perché si chiama “eufonica” va utilizzata per migliorare il suono, e questo accade solo nei casi presi in esame (laddove, quindi, la parola che segue congiunzione/preposizione inizia con la stessa vocale).
Quindi meglio evitare grafie come:
Miro ad essere buono.
Amare ed avere non sono sinonimi.
Dolci, pasticcini od addirittura torte.
Presentare a un editore un manoscritto ripulito dalle “d” eufoniche improprie contribuisce a dargli una veste professionale e più accurata, che impressionerà favorevolmente chi vi legge.
Di contro, nessun buon romanzo è mai stato cestinato perché la consuetudine della “d” eufonica non è stata rispettata: non essendo un vero e proprio errore grammaticale, starà al correttore di bozze risolvere la questione.
Per tutto il resto, c’è Studio83!
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Ho avuto due tipi di esperienza con Studio83, diretta e indiretta, riguardo il lavoro di correzione bozze ed editing. In entrambi i casi ho notato un lavoro approfondito sul testo, fatto con cura, attenzione e rispetto, doti queste che ritengo preziose. Affidare a loro il frutto delle proprie fatiche vuol dire lasciarlo in buone mani, e riaverlo migliore di prima.
Una scrittrice