Speciale “La locanda dei sopravvissuti” di Maico Morellini / Dicono di noi
“Quando ho iniziato a scrivere ‘La locanda dei sopravvissuti’ avevo tre obiettivi: raccontare una storia che avesse a che fare con la sopravvivenza, parlare del perdono e offrire una visione diversa della mia amatissima Emilia Romagna”, ci racconta Maico Morellini.
Apprezzatissimo scrittore di fantascienza e fantasy, vincitore dell’ambito Premio Urania (con il romanzo “Il re nero”, pubblicato nel 2011) e più volte pubblicato nella storica collana Mondadori, Maico Morellini si è unito al “team” Futuro Presente di Delos Digital come autore: lo scorso gennaio abbiamo infatti pubblicato il suo racconto “La locanda dei sopravvissuti”.
È una storia di umanità e sopravvivenza, ambientata sullo sfondo di una futura Foresta Padana e di un desolato mare Adriatico.
Per quanto riguarda il perdono, quello che mi interessava era parlare della possibilità di perdonare ma soprattutto di perdonarsi. Di lasciare alle spalle il peso di ciò che si è fatto cercando di comprendere – attraverso il racconto di sé – che “sopravvivere non è mai una colpa”.
Come sempre, in Futuro Presente preferiamo ambientazioni italiane, che il racconto di Maico rispetta in pieno.
Poi, appunto, tutto intorno la mia amatissima Emilia Romagna che quando posso utilizzo come scenario per le storie che invento. E a catalizzare quesi tre ingredienti un futuro complesso, climaticamente instabile, un futuro nel quale la relazione tra essere umano e clima è diventata più intima di quanto è anche solo possibile immaginare oggi.
E, ovviamente, c’è la Locanda. Questo ‘non luogo’ che non a caso si trova sul mare – abito nel cuore dell’Emilia ma il mare ha su di me un fascino incredibile – e che raccoglie persone che hanno bisogno che un posto del genere esista. La locanda è un crocevia di storie che si incontrano. Storie disperate, storie di dolore. Storie di sopravvivenza.
La fantascienza sociale è sempre figlia del suo tempo: nel racconto di Maico riecheggiano in qualche modo gli eventi degli ultimi due anni.
Al centro della storia c’è un unico punto di vista, quello della protagonista. Che ci racconta il mondo del futuro e lo fa offrendo la sua storia. Offrendo al lettore cosa lei sa da del mondo, cosa le hanno detto, come l’hanno cresciuta. E perché è scappata.
Solo col senno di poi – con il senno di un poi che potremmo quasi definire adesso – mi sono reso conto che ‘La locanda dei sopravvissuti’ parla anche della pandemia. L’ho scritto a inizio 2021 e mentre lo facevo non pensavo in maniera esplicita al COVID, non pensavo a niente di ciò che stavamo vivendo. Almeno non in maniera inconscia. Ma eventi del genere influenzano, che lo si voglia o no, molto di quello che si fa e tutto quello che si crea.
Perciò, adesso lo posso dire con una certa consapevolezza, La locanda è anche un posto che avrei voluto – che vorrei anche adesso – esistesse. Un posto di perdono, di comprensione. Dove raccontare le proprie storie, dove poter esporre il proprio punto di vista. Un posto di ascolto. Dove ascoltare ed essere ascoltati. Tutte cose che desideravo – ora lo capisco – ma che difficilmente ho trovato là fuori.
Maico ci ha proposto il suo racconto, che abbiamo amato e selezionato subito per la collana. Abbiamo lavorato insieme all’editing e siamo felici di avere sia lui che la sua opera nel catalogo!
Una volta finito il racconto ho pensato a chi proporlo e la collana Futuro Presente è stata una scelta naturale. Conosco e stimo il lavoro di Elena e Giulia, le seguo da quanto Futuro Presente ha mosso i suoi primi passi e collaborare con loro era una cosa che volevo fare da tanto. Ma era sempre mancata la storia giusta, la storia che fosse in linea con la filosofia della collana. La locanda dei sopravvissuti, una volta finito, mi sembrava il racconto giusto con cui poter entrare nella loro scuderia. Sono stato molto contento di non essermi sbagliato.