Coinvolgere il lettore: come rendere la scrittura emozionalmente viva ed efficace
“Niente lacrime nello scrittore, niente lacrime nel lettore” scrisse Robert Lee Frost, estendendo la sua osservazione anche all’effetto sorpresa. L’elemento emozionale è molto importante, quando parliamo di scrittura: spesso banalizzata (ma vale per l’arte in generale), la capacità di suscitare emozioni e sensazioni in chi legge fa la differenza tra una scrittura efficace e una che non lo è. Il che, inutile dirlo, può essere determinante per ottenere il gradimento e la fedeltà dei lettori.
Iniziamo col dire che lo stesso testo può suscitare emozioni differenti in differenti persone. Ciò accade perché ognuno di noi ha il proprio vissuto, dunque “riempie” ciò che legge con un bagaglio emotivo diverso e può essere più o meno sensibile a un tema, una descrizione, un’atmosfera.
Dobbiamo tuttavia puntare a una scrittura che sia genericamente efficace nel toccare le corde emozionali di chi legge. In che modo? Ecco cinque tecniche che possono aiutarci, e che possiamo implementare e affinare col tempo e l’esperienza.
Primo: descrizioni accurate e particolareggiate, ma soprattutto in linea con l’interiorità dei personaggi. Se sto raccontando la fine di un amore dal punto di vista di un* protagonista, devo essere abile nel riversare quel bagaglio emozionale nel mondo che lo/la circonda. Stessa cosa se un personaggio è spaventato, o disperato, o ha appena scoperto che sta per morire. Gli oggetti, i colori, gli odori che ha attorno dovranno trasmettere quelle stesse sensazioni ed essere quindi studiati a questo scopo. Non solo elementi scenografici, ma parte attiva dello scenario, che dialoghi col lettore e comunichi sensazioni ed emozioni.
Secondo: i dettagli sensoriali. Immergiamoci per primi nell’ambientazione che descriviamo, per restituirne una descrizione efficace e, di nuovo, in linea con l’interiorità dei protagonisti. Nel mondo reale, i cinque sensi sono strettamente legati alle emozioni: pensiamo al rapporto fortissimo tra olfatto e memoria. Possiamo sfruttare tutto questo nella scrittura, assicurandoci una vividezza maggiore.
Terzo: mostra, non raccontare. È una regola aurea e generale e, ovviamente, vale anche per il bagaglio emozionale nella scrittura. Non dirmi che la tua protagonista soffre, mostramela mentre crolla a terra e cerca invano di fermare le lacrime col palmo della mano. Non dirmi, fammi sentire: l’effetto finale sarà tutt’altro.
Quarto: caratterizzare bene i personaggi. Un* protagonista dalla psicologia ben studiata sarà efficace anche dal punto di vista emozionale. Non nel senso che dovrà per forza commuovere il lettore, ma nel senso che le sue reazioni saranno sensate, realistiche, credibili. Chi legge avrà l’impressione di interagire con una persona reale, non di osservare un artefatto bidimensionale che si muove su uno scenario inventato. Dedichiamo quindi tanto tempo ed energie alla costruzione dei personaggi, a maggior ragione se usiamo la prima persona e l’io narrante. Ciò che vede, tocca, sente e prova il/la protagonista deve arrivare in modo fluido e credibile al lettore.
Quinto: usa il tuo vissuto. Stephen King raccomandava di scrivere solo di ciò che si conosce, perché l’onestà nel raccontare è tutto. Non significa che possiamo parlare solo per esperienza diretta, ma che dobbiamo cercare, all’interno della nostra esperienza di vita, la cosa che più si avvicina a ciò che dobbiamo descrivere. Esempio: il nostro protagonista ha appena perso un caro amico? A noi per fortuna non è mai successo, ma possiamo ricordare come ci siamo sentiti quando è morto il nostro amato cane e attingere a quel bagaglio emozionale, traslandolo nella nostra storia.
Si tratta di tecniche importanti da interiorizzare, che eviteranno la sgradevolissima sensazione di “testo freddo”, emozionalmente insincero: un difetto che, credeteci, può pesare molto più di una cattiva prosa!