Spiacente, ma lo stupro non renderà più interessante il vostro personaggio femminile
Oggi vi segnalo un articolo molto interessante della blogger Kate Conway, in lingua inglese, che riguarda un grande difetto di una certa fiction. Il titolo dell’articolo, e da solo basterebbe, è: “Spiacente, ma lo stupro non renderà più interessante il vostro personaggio femminile“.
(UPDATE: purtroppo l’articolo non è più online!)
Cito traducendo:
“Molti autori pigri pensano ancora che far affrontare ai loro personaggi femminili la violenza [sessuale, N.d.T.] sia il modo più semplice per farli apparire complessi, in particolare sei si tratta di personaggi ‘tosti’.”
Trovo che sia vero. Accade spesso che, sia sul grande schermo che su carta, ci imbattiamo in sterotipi: il poliziotto col trauma, il disadattato che è stato maltrattato da piccolo, e così via.
Lavorando spesso su testi esordienti mi accorgo che questa tendenza è amplificata nei manoscritti di scrittori alle prime armi. Attenzione: trattare un trauma emotivo o fisico alla stregua di qualsiasi altro dato biografico è una strada pericolosa, comoda, certo, ma dai risultati squalificanti.
Molti autori da me seguiti conoscono bene la mia severità, in fase di valutazione e di editing, nel momento in cui mi imbatto in racconti di violenze o di rielaborazioni di traumi passati che dovrebbero essere funzionali alla costruzione di un carattere.
Più avanti Kate Conway prosegue:
“Ho subito una volenza sessuale, nel 2010. Ma se le persone pensassero che questa sia la cosa più interessante o l’unica da sapere su di me, ne sarei davvero infelice.”
Autori e autrici: attenti alle implicazioni di quello che scrivete! Attenti a “maneggiare” i traumi dei vostri personaggi!
Questo articolo è stato scritto da una lettrice, e dimostra che il trucco è superato, e che molti lettori sono svegli, attenti e a volte, purtroppo!, ne sanno più di voi sui traumi che usate come jolly, a cuor leggero. Con il risultato che la credibilità della fiction e del ruolo autoriale sprofonda, e che la leggerezza può irritare o provocare dolore in chi legge, che non vede rispettato il nocciolo di umanità e verità di una storia di violenza, ma anche e soprattutto di resistenza e sopravvivenza.
“Per me, i traumi decisivi di questi personaggi femminili non rappresentano solo un’informazione passeggera. Le loro esperienze di stupro aleggiano per le pagine come una nube nera, soffocante, che aspettano di ricordare ai lettori l’assunto (falso) che per avere profondità, uno debba aver affrontato l’orrore allo stato puro. Orrore che per il personaggio maschile è [semplicemente, N.d.T.] l’indegno fallimento di non essere riuscito a proteggere la “sua” donna”; per il personaggio femminile, c’è la violenza sessuale.”