Editing e correzione di bozze – Cosa sono, e che differenza c’è?

Molti dei nostri Appunti di Editing si sono concentrati sulla creatività: e su tutte le fasi per metterla su carta e compiere una prima scrittura completa, piena e soddisfacente.

Oggi concentriamo l’attenzione sulla fase successiva, quella della revisione, che è importantissima e non va presa sottogamba!

Dopo il momento anarchico e tempestoso della creatività, dobbiamo riportare il nostro scritto a qualcosa di intellegibile e soprattutto efficace per chi legge. E possiamo farlo solo con una buona dose di razionalità, lucidità e… olio di gomito!

 Non esistono grandi scritture, ma solo grandi riscritture.

La prima revisione ovviamente spetta a te. Ci sono una serie di buone pratiche e operazioni utili che puoi fare per migliorare il tuo testo e prepararlo ai passi successivi: quelli in cui deve entrare in scena un occhio professionista.

Non puoi essere editor di te stesso (e vale anche se fai l’editor per lavoro!) Quindi, dopo la revisione che tu stess* fai sul tuo testo, devi fare un passo in più se vuoi pubblicare bene: passare cioè alla fase professionale.

Questa fase professionale è composta principalmente di due parti importanti e distinte, che spesso vengono confuse con molta facilità e pessimi risultati.

La prima fase della revisione è l’editing. 

Ovvero il lavoro mirato a:

  • rendere i contenuti coerenti, limare (o dare) la struttura, controllare la tenuta della storia, la psicologia dei personaggi, la verosimiglianza dei fatti, l’accuratezza delle ambientazioni: aspetti che hanno quindi a che fare con il contenuto, con le cose raccontate.
  • Rifinire, sollecitare o “blindare” lo stile, la costruzione delle frasi, la scelta del lessico, le voci narranti e dei personagg. (Ad esempio, ci capita spesso di leggere manoscritti nei quali tutti i personaggi parlano allo stesso modo; oppure, dove si raccontano vicende di secoli passati con un linguaggio contemporaneo; oppure, dove vengono inserite descrizioni e digressioni nel bel mezzo di un momento importante, magari d’azione, e si rompe la tensione narrativa.) Come editor, dobbiamo notare e/o correggere simili aporie.
  • “Beccare” gli errori. Spesso, ad esempio, ci sono incongruenze interne: se un personaggio viene sempre chiamato Sandro e solo in un punto Alessandro, deve esserci un motivo; se siamo ad agosto nessuno deve mettersi la giacca prima di uscire; se siamo nel 1970 e viene citato un fatto storico, quel fatto deve ovviamente essere sulla giusta timeline cronologica.
  • Rivedere insieme all’autrice/autore le intenzioni narrative: il testo è efficace? Comunica tensione nelle scene di tensione, emozione nelle scene ad alto contenuto emotivo? Se si propone di comunicare un certo messaggio, questo proponimento emerge? Il messaggio è chiaro? Ci sono elementi che invece confliggono con il messaggio dichiarato?

Parliamo quindi di un controllo specificatamente rivolto al contenuto della storia, dove per contenuto intendo riferirmi sia ai fatti narrati, che allo stile con cui li narro.

L’editing non è la correzione di bozze.

La correzione di bozze è l’ultimo importante momento della revisione.

È mirata principalmente a:

  • correggere gli errori di grammatica, ortografia, battitura, refusi in genere;
  • uniformare le grafie: se le virgolette sono una volta doppi apici “ e una volta caporali » dovremo prendere una decisione e scegliere un solo tipo di segno; se i dialoghi sono una volta “tra virgolette” e un’altra – tra due trattini – bisogna appunto uniformare;
  • adeguare le grafie e la scrittura alle norme redazionali più comuni e/o a quelle espressamente richieste dal’editore. Ad esempio, se l’editore vuole solo virgolette «caporali», dovremo cambiare tutte le “alte” in tal senso; se non c’è ancora un editore, fa l’editor. Noi ci basiamo su un compendio di norme normalmente ritenuto un punto di riferimento nelle maggiori redazioni, e ne seguiamo le indicazioni in modo generalmente univoco (quando facciamo scelte diverse, c’è sempre un motivo). Ad esempio, i titoli di riviste vanno messi normalmente in corsivo. I titoli di libri riportati in un testo, invece, vanno tra parigine. Resta fondamentale il punto 2: fatta una scelta, questa va seguita in modo uniforme e coerente.

È molto importante l’ordine in cui si svolgono questi due lavori di revisione.

Prima l’editing, poi la correzione di bozze.

Questo per due motivi principali:

1 – se sei autrice/autore di un testo non puoi esserne l’editor.

Ciò non significa che tu non debba rivederlo: ricontrollare il tuo scritto spietatamente (dopo la prima stesura e dopo una bella pausa) ti sarà comunque molto utile e dovrebbe portarti a una seconda stesura che darà forma a un testo nuovo e migliore del primo, pronto per il controllo professionale.

2- Ogni successiva modifica, anche di una frase, può generare errori, anche solo di battitura. È molto più pratico quindi correggere le bozze come ultimissima cosa.

Dopo l’editing, infatti, potrebbero esserci altri passaggi. Capita ad esempio che si renda necessario un ulteriore controllo di merito su questioni tecniche: il romanzo storico si fa leggere a docenti o storiche, quello con notazioni scientifiche a scienziate o a specialisti, si ricorre cioè a consulenze specifiche per limare il testo editato, e poi lo si mostra nuovamente all’autore/autrice per confrontarsi sugli esiti.

La correzione di bozze deve essere l’ultimo intervento in assoluto, quello che si fa una volta e poi basta, sulla versione definitiva del testo.
Non è una rilettura ma un intervento tecnico, riga per riga, alla ricerca metodica di errori. Tant’è che il correttore bozze professionista spesso parte dall’ultima riga, proprio per non essere distratto dal contenuto, nella sua ricerca.

Insomma: prima i contenuti, poi il “contenitore”, ovvero il linguaggio.

Revisione: posso farla io?

Certo! La revisione fatta dallo scrittore/scrittrice è un momento di crescita.

Anzi, IL momento di crescita, il momento il cui dobbiamo farci “nemici di noi stessi” e imparare dai nostri sbagli. Quindi è molto importante che tu prenda del tempo per rileggere, ricontrollare e riscrivere tutto ciò che ti sembra passibile di miglioramento.

L’opzione “buona la prima” non è un’opzione praticabile se vuoi che la scrittura sia una cosa seria.

Se però vuoi anche pubblicare, è meglio che al tuo lavoro si affianchi o sostituisca quello di editor e redattrici professioniste, come noi di Studio83.

Se hai scritto un libro e vuoi mandarlo a un editore, la revisione professionale è consigliata: soprattutto l’editing, con il quale ti aiutiamo a evitare errori e scivoloni e a consegnare un testo piacevole da leggere. L’editore avrà poi cura di effettuare una correzione di bozze con i suoi redattori, nel caso in cui voglia pubblicarti.
(Considera però che un testo zeppo di errori non è mai un buon biglietto da visita: se non sei sicuro del tuo italiano, o sei confuso sulle grafie o non padroneggi bene la scrittura al PC, meglio pensarci su!)

Se vuoi pubblicarti in modo indipendente, è assolutamente necessario che affidi il tuo testo a una revisione professionale su tutti e due i fronti. Un editore interessato al tuo racconto può anche sorvolare su qualche improprietà di scrittura, ma un lettore che acquista il tuo libro su Amazon e ci trova anche solo una virgola fuori posto è un lettore perso, nella stima e nei futuri acquisti. E c’è il rischio concreto di cattive recensioni.

Pubblicarsi in modo indipendente è sinonimo di qualità quanto farlo con un editore, se lo fai in modo consapevole.

Perché questo accada, l’editing e la correzione di bozze sono indispensabili: sia in una prima revisione da parte tua, come primo controllo, compattamento e “scrematura” degli errori più individuabili; sia da parte di professionist* che curino gli aspetti necessari a fare del tuo testo una pubblicazione di qualità.

Lavoriamo dal 2007 al fianco di chi scrive: chiedici un preventivo senza impegno!

Per saperne di più:
Dal sito di Studio83: cos’è la correzione di bozze
Dal sito di Studio83: cos’è l’editing
Dal blog: L’importanza dell’editing: perché no?
Dal blog: Preparare il tuo manoscritto per l’invio: qualche consiglio