Stranimondi 2023: nove anni di convention!

La convention Stranimondi, festival del libro fantastico, è ormai un appuntamento fisso dal 2015. Noi abbiamo partecipato sempre, compreso nel 2020, quando fu tenuta solo on-line.
Come da tradizione, anche quest’anno abbiamo scritto il nostro resoconto!

La location di Stranimondi è sempre l’affezionata Casa dei Giochi UESM di Milano, che quest’anno ha messo a disposizione dello spazio in più, e tuttavia resta strettina, per la sempre maggiore affluenza di pubblico (quest’anno si sono registrati 1800 ingressi in due giorni). Pubblico che, con estremo piacere, vediamo più giovane che in passato, grazie alla varietà di proposte editoriali offerte dalla fiera.

Da questo punto di vista, abbiamo notato un cambiamento interessante, sin dalla presentazione della due giorni, che è sempre stato il “festival del libro fantastico e di fantascienza” e quest’anno è diventato “festival del fantastico, del weird e della fantascienza”.

La novità si delineava anche nel programma, con una ricca offerta di incontri dedicati al nuovo e discusso sottogenere, il weird, oltre che all’horror. Ma fantastico, fantascienza, cyperpunk e steampunk sono stati ugualmente affrontati, in eventi che, quest’anno più degli altri, sono stati legati a presentazioni di specifici titoli e specifici editori. Ciò significa che i panel tematici e monografici, dedicati ad argomenti letterari e non direttamente a una presentazione editoriale, sono stati un po’ di meno. Gli spazi non sarebbero mancati, tuttavia ci è parso ci sia stata una tendenza organizzativa, più che un incidente o un fatto involontario.

Per quanto ci riguarda, ammettiamo di averne sentito la mancanza, perché Stranimondi non si configura come una fiera generica, aperta a un pubblico mainstream che, ignaro di novità e particolarità letterarie, va informato e coinvolto nella promozione e nella vendita.
Questa convention si è con il tempo assestata su e con un pubblico specializzato, che è già ben informato su cataloghi e uscite: il piacere di confrontarsi riguarda dunque non solo il titolo in vendita (che comunque è sempre bello approfondire con chi ci ha lavorato, sia chiaro) ma anche momenti di più ampio respiro, nei quali affrontare tematiche di interesse comune, o al contrario argomenti di nicchia da sviscerare con addetti/e ai lavori più informati/e.

Nostalgie personali a parte, meglio specificare: il fatto che l’offerta di Stranimondi 2023 sia un po’ cambiata non la riteniamo una cosa negativa di per sé! Quello che facciamo è raccontare un evento in un’ottica di percorso, rilevando segnali di continuità o di cambiamento: il tema è aperto, dunque, e vedremo nelle prossime edizioni cosa succederà.

Altro dato da rilevare, in un’ottica forse più attenta e critica, è lo scarso numero di donne nei panel e negli eventi, rispetto a edizioni passate. Ciò deriva forse da una presenza femminile che si percepisce ormai come sicura, assestata e riconosciuta, e che quindi non si sente il bisogno di tematizzare in stile “riseva indiana” – già nel 2016, nel panel ormai diventato fondativo sulla nuova ondata di fantascienza delle donne, sia Tricia Sullivan che Nicoletta Vallorani esprimevano la fatica di sentirsi interpellate in quanto donne solo per parlare di “problemi di donne”.

Allo stesso tempo, rileviamo come il gran lavoro fatto dalla fantascienza in questi anni – un lavoro che tentasse di riparare almeno al proprio interno l’ingiustizia oggettiva e strutturale dello svantaggio appioppato alle donne in ogni settore – sia un patrimonio, un potenziale bene comune che potrebbe e dovrebbe essere raccolto e tesaurizzato anche da altri generi: proprio l’horror e il weird, che vediamo conquistare spazio, in generale e nel nostro ambiente, non ci paiono così sensibili al tema, né essere particolarmente intenti a questionare una presenza/assenza femminile, discutendola in qualche modo.

Speriamo che la cosa possa cambiare, e di vedere anche in altri settori l’impegno che abbiamo constatato (e a cui, diciamolo pure, abbiamo attivamente preso parte) nella fantascienza, per aiutare le voci delle donne non a primeggiare né ad avvantaggiarsi in qualche modo, ma semplicemente a esistere, a non essere soffocate dall’ingiustizia del mondo fuori, a trovare nei propri generi di riferimento un po’ di equilibrio, spazio, protezione, riparazione.

(Questo lavoro, ça va sans dire, non è mai un lavoro a solitario beneficio di una specifica categoria, perché porta a una ricchezza generale, a un miglioramento oggettivo per tutte le persone coinvolte e per la stessa materia su cui si lavora. Nessun genere, nessuna storia, nessun tema è mai della migliore qualità possibile, quando vi primeggia una sola tipologia standard di persone, chiunque esse siano. La “monocoltura” rende intrinsecamente più piatto e persino più fragile ogni ambito, rispetto a ciò che si verifica quando la diversità, la differenza e persino il conflitto sono presenti e possono interagire.)

Ma torniamo a bomba: per noi operatrici e operatori del settore, Stranimondi è un punto di ritrovo annuale, e come sempre è stato bellissimo incontrare vecchie e nuove conoscenze, e assistere ai panel e incontri in programma.

Uno degli appuntamenti a cui non potevamo mancare, e che ci ha viste coinvolte, è stata la presentazione del volume “Fantascienza, un genere femminile” di Laura Coci, un saggio sulla storia del genere fantascientifico attraverso autrici italiane e internazionali, storiche e contemporanee.

Tra le relatrici c’era anche Giulia Abbate, che ha contribuito al testo come correttrice di bozze, e la sempre grandissima Nicoletta Vallorani.
(Nota a margine: a brevissimo ci riaggiorniamo per una presentazione del libro a Bologna a cui parteciperà anche Elena Di Fazio!)

La sera di sabato sono stati assegnati i Premi Italia, riconoscimenti nell’ambito del fantastico a testi, operatrici e operatori che con passione e duro lavoro contribuiscono ogni anno a portare avanti quel grande comparto editoriale e culturale che è il fantastico italiano.

Giulia è stata premiata per il suo articolo “Le donne della fantascienza italiana” (pubblicato da Mondadori su Urania Millemondi di luglio 2022). Inoltre, abbiamo ritirato i premi vinti lo scorso anno, tra cui quello come migliori curatrici per la collana Futuro Presente.

Eccoci con il Premio Italia per migliori curatrici: GRAZIE!

Come già detto, il ricco programma quest’anno è persino aumentato, con diversi panel in contemporanea, grazie alla maggiore disponibilità di spazio: è stata infatti messa a disposizione dalla UESM una sala in più, per ulteriori incontri. Questo ha originato sovrapposizioni, come sempre un po’ scomode, che in molti hanno risolto in modo strategico e creativo. Se in compagnia, ci si è “divisi i compiti” per presidiare contemporaneamente più incontri; oppure, li si è registrati e ripresi, mettendoli a disposizione in seguito e fornendo un servizio graditissimo alla comunità!

(Eccone alcuni: Roberto Del Piano ha registrato l’intervento di Laura Coci durante la presentazione con Giulia Abbate e Nicoletta Vallorani di “Fantascienza, un genere (femminile)”. Nino Martino nel suo canale “La natura delle cose ha messo a disposizione la registrazione della presentazione del fantastico Delos Digital e di “Dieselpunk” + “Tempesta dal nulla”, climate fiction. Ci sono mancati, però, gli amici di Fantascientificast e de La Dimora con i loro microfoni superprofessionali!).

Sì, comunità: è ormai chiaro che esiste una forte comunità in cui scrittura, critica, lettura, produzione di contenuti sono strettamente intrecciate.

Per alcuni, questo intreccio è un problema, un difetto: “tutti scrivono e nessuno legge” è una critica che non si sente solo nella fantascienza e nel fantastico; qui, però, la presenza di lettori e lettrici che sono anche autori e autrici è più marcata di altri settori, nei quali invece a essere marcata è la divisione tra che produce i contenuti e chi ne fruisce. Qualche giorno prima della convention, un articolo di un noto portale di fumetto ha rilanciato la questione, parlando di “conventicole” in modo negativo, oltre che con un certo sprezzo, affermando che se la fantascienza e il fantastico non fanno un salto di qualità il problema deriva anche da questo intreccio.

Da parte nostra, la pensiamo diversamente: è ovvio che un coinvolgimento di questo tipo genera non di rado fenomeni come il conflitto di interessi e una generale polarizzazione del dibattito tra diversi gruppi, legati magari a un sottogenere o a una casa editrice.
Ci sembra altrettanto pacifico che la storia della cultura letteraria è molto spesso la storia di questi intrecci, dei contrasti tra scuole o correnti, dei giochi di equilibrio e (purtroppo) di potere che vanno a sfavorire alcuni e favorirne altri.

Di nuovo, non confondiamo descrizione con valutazione: non crediamo che tale intreccio sia una cosa giusta di per sé, semplicemente il fatto di stigmatizzare, per tale motivo, un ambiente preciso, dimostra solo una generale inconsapevolezza del mondo culturale e delle sue dinamiche storiche e sociali.

Allo stesso tempo, deplorando fortemente fenomeni come il conflitto di interessi e l’abuso di potere, non ci sembra nemmeno il caso di adottare acriticamente un modello culturale tutto novecentesco, basato sulla frammentazione della platea culturale in individui singoli con preferenze di gusto e di acquisto, e in scrittori e scrittrici altrettanto soli, concentrati (quando non adagiati) sulle tendenze di mercato e slegati da ogni dinamica di tipo collettivo; un modello dove in pochi “ispirati” scrivono, e in tanti sono incasellati nel ruolo di pubblico non connotato, che riceve dall’alto le opere più “meritevoli” (ma in base a cosa? E chi lo decide?), e magari deve stare anche zitto – guai se a qualcuno venisse in mente, sull’onda dell’entusiasmo e del genuino amore per le storie, di mettersi a scrivere, o di partecipare con la propria voce a un qualche scambio!

Molto semplicemente, a volte ci sembra che dietro le lamentele verso le conventicole si nasconda (oltre alla citata inconsapevolezza) anche un certo senso di lesa maestà, non disgiunta dalla legittima e comprensibile fatica verso un confronto che, man mano che si allarga, si fa certamente più complesso e impegnativo.

Ciò detto, la convention di Stranimondi mostra in essere, plasticamente, la vita complessa di una comunità. Molti autori e autrici avanzano felicemente con la loro carriera, e arrivano in fiera con libri “importanti”, pubblicati da grandi etichette; altri proseguono discorsi avviati da tempo, con collane e tematiche riproposte e approfondite; con gioia si ritrova chi lavora insieme ma non ha spesso l’opportunità di vedersi di persona.
E, d’altra parte, ci sono dei percettibili “campi di tensione”, che portano i gruppi a conchiudersi, o quel certo autore a togliere il saluto a quel certo altro…. Ammettiamo che, dopo praticamente dieci anni di convention (se contiamo anche i precedenti Delos Days) dove era difficile ricordare tutte le facce e salutarsi con efficienza e rapidità, ormai è diventato un problema anche capire chi non vuole salutarti, e magari trovarsi in difficoltà o con un palmo di naso, di fronte a buffi e sussiegosi voltafaccia. Ma anche questo fa parte della vita sociale, con le sue interconnessioni, costellazioni, contraddizioni e a volte deflagrazioni!

Insomma, come da tempo diciamo scherzando ad amici e amiche che incontriamo a Stranimondi, il cuore di una convention non accade ai panel e agli eventi, ma negli angoli riparati, nei corridoi affollati, nei passaggi segreti tra un evento e l’altro!

Grazie e tutte e tutti per la bellissima esperienza.
E, se tutto va bene… ci vediamo il prossimo anno, il decimo di Stranimondi!

E come ogni anno… selfie!