“Indie Book Fest”: ecco com’è andata

Sabato 11 novembre si è tenuto a Milano l’Indie Book fest, la seconda edizione del festival dedicato alla pubblicazione indipendente, ovvero della versione professionale e di qualità del più generico self publishing.
Sono andata a dare un’occhiata, e ne ho ricavato qualche spunto, oltre che tante testimonianze interessanti.

Partiamo dai termini: sono tanti anni che noi di Studio83 parliamo di pubblicazione indipendente, definizione che stia a indicare un’attività di pubblicazione consapevole, professionale e di qualità, che si distingua dall’etichetta più generica e anonima di “self publishing”.

Tanto per dire: questo post è di dieci anni fa secchi: Self Publishing, verso una nuova frontiera: l’Indie Publishing

…e contiene considerazioni che sono ancora validissime, per non dire di più: sono a oggi ancora poco capite e poco esplorate nel suo senso profondo, al di là di competenze tecniche e strategie operative.

Il/la self publisher deve ora trasformarsi in qualcosa di più per sé stesso e per il suo pubblico: deve diventare indipendent publisher, un autore/autrice indipendente. Il self publishing naviga già verso la sua naturale evoluzione: l’Indie Publishing.

Dal post Self Publishing, verso una nuova frontiera: l’Indie Publishing – 13/11/2013

Leggere oggi questo post dona anche una prospettiva storica: quando parlavamo di indie publishing, il KDP di Amazon non era ancora una realtà affermata, eppure noi già conoscevamo bene Lulu.com e usavamo per le nostre autrici e autori Narcissus.me, la prima piattaforma di autopubblicazione italiana.

(Anche in virtù di questa lunga esperienza, contrappuntata da studio costante, non concordiamo con la definizione di “auto editoria” usata a volte in funzione di sinonimo. Senza giudizio di valore, editoria e pubblicazione sono ancora cose piuttosto diverse.)

Indie publishing: ci si pubblica in modo autonomo (self), senza passare per il vaglio di un editore, e cogliendo tutte le opportunità tecniche conseguenti alla “democraticizzazione” delle varie piattaforme di stampa e diffusione; ma non lo si fa da soi, bensì con l’aiuto di professioniste indipendenti come noi, in grado di garantire che il testo abbia qualità e coerenza, e poi una buona grafica, un posizionamento ragionato, una comunicazione sensata e insomma una strategia di pubblicazione che non abbia nulla da invidiare a quella di un editore.

Mi ha fatto molto piacere ascoltare questi concetti durante la giornata dell’Indie Book Fest, che ha visto susseguirsi su un bel palco luminoso una serie di panel tematici, che ruotavano tutti intorno al tema da prospettive e con professionalità diverse.

Tecnicamente, l’Indie Book Fest non si è rivelato un festival, bensì un convegno, perché i panel erano praticamente l’unica (ricca!, densa!) offerta dell’evento: non c’erano espositori, né tavoli professionali o spazi che non fossero quello della sala conferenze, e il programma era interamente dedicato a esse.

Capisco bene che il chiamare qualcosa “convegno”, nel 2023 e nella città di Milano, oggi in avanzato stato di assuefazione verso inglesismi e diciture promozionali, non sarebbe stato un gesto saggio, e in fondo “fest” richiama anche una “festa”. L’atmosfera che si respirava è stata anche questa: gioia di esserci, di vedere riconosciuto il proprio ambito di lavoro, di poterne parlare senza essere gravati dai soliti pregiudizi, anzi, in uno spazio curato e protetto. Tutto questo si percepiva ed è stato molto bello.

Ora un piccolo neo logistico. L’ampio salone era tutto occupato dal palco e dalla nutrita platea, separata dall’ingresso solo da un paio di pannelli: questo ha causato un po’ di confusione, perchè il piccolo atrio all’entrata era pieno di persone che giustamente volevano salutarsi, parlare, intrattenere conversazioni personali e professionali (vero sale di eventi di questo genere): ma il poco spazio per soffermarsi e la mancata separazione con la sala dei panel ha generato a volte caos, un po’ di fatica e un ininterrotto brusio che a sua volta andava a pesare sulla fruizione delle conferenze.

Detto questo, il micro atrio presentava anche un buffet gratuito: quando sono arrivata, verso le 15:00, non c’era più cibo, ma un’offerta di bevande e di acqua, con tanto di catering professionale, che ho trovato gradevole e provvidenziale (avevo super sete e niente borraccetta appresso). Per me, lo sapete, attenzioni come questa sono dirimenti, sono anni che non sopporto di trovarmi in megaeventi internazionali dove una bottiglia d’acqua costa oro e un’ora di fila, i bagni sono inagibili, è difficile anche sedersi… la cultura non può mortificare in questo modo chi la ama, perché si dà il caso che abbiamo una mente e un’anima che fanno tutt’uno con un corpo e una fisiologia. Anche la persona più sana, non anziana, non disabile, non incinta né con il ciclo, non accompagnata da prole, ogni tanto deve pur ristorarsi o… non aggiungo altro!

Una reception e un tavolo con volantini e biglietti da visita, e un grande spazio a lato salone con telecamere e postazione luci e audio completavano l’offerta “tecnica” dell’evento, che ne risultava arricchito da una generale sensazione di cura e attenzione.

Sui panel avrei moltissimo da dire, ma ogni tanto devo anche lavorare 🙂 Mi limito a riportare il fatto che a un momento più tecnico, in cui sul palco si sono avvicendate figure professionali e diversi sponsor dell’evento (e dello stesso self/indie publishing, ci arrivo poi) sono seguiti nel finale due lunghi talk che hanno visto autori e autrici di fiction e di saggistica raccontare le loro esperienze e il loro percorso di autopubblicazione, a beneficio di colleghi e colleghe.

Sono stati due momenti molto simpatici (forse il panel sulla saggistica un po’ troppo autopromozionale da parte dell’agenzia che lo ha condotto, Editate; ma ci sta) che hanno permesso un po’ di distensione rispetto alla consistenza preziosa dei momenti precedenti, e che hanno avuto anche un pubblico molto partecipe, spesso a seguito delle autrici e degli autori al microfono. Cosa anche questa davvero gradevole e simpatica.

Non parlo dei panel anche perché sono tutti liberamente visionabili sul canale YouTube del magazine Libreriamo. Eccoli qui, a voi la scoperta e l’esplorazione:

Indie Book Fest 2023 – Self publishing: le opportunità dell’auto-editoria

Indie Book Fest 2023 – I professionisti dell’editoria a supporto degli autori indie

Indie Book Fest 2023 – I diversi scenari del self publishing

Indie Book Fest 2023 – Come lanciare e promuovere un libro in self publishing

Indie Book Fest 2023 – Storie di autori indie di successo, genere fiction

Dopo i panel, momento clou: la premiazione del trofeo Amazon Storyteller 2023, che non ho seguito, visto che si era fatto tardi e sono dovuta andare via.

La presenza di Amazon è stata costante: la piattaforma di vendita, distribuzione, produzione, pubblicazione, etc., era lo sponsor principale ed è oggi il leader incontrastato della pubblicazione self/indie. Trovo lodevole che si impegni in parentesi culturali come questa, nelle quali gli autori e le autrici, che sono anche utenti KDP che permettono alla piattaforma di fatturare grazie ai grandi numeri di chi vi partecipa, siano un po’ riconosciuti, consapevolizzati e perché no anche coccolati,

Allo stesso tempo un monopolio non è mai qualcosa di augurabile, e questo in generale, non solo nei festival; l’auspicio è che eventi di questo tipo prevedano anche la presenza di competitor (che mettano mano ai rispettivi portafogli in modo commisurato) per fare sì che il tutto non risulti uno spottone strumentale al gestore di preminenza. (Il quale, attraverso il suo rappresentante, ha fatto sapere che Amazon sta lavorando da tempo all’intelligenza artificiale; ciò a mio avviso configura scenari preoccupanti proprio per chi scrive, ma questa è un’altra storia, molto complessa e non gradevole come il resto di cui parlo qui… sorvolo e mi auguro di riuscire a parlarne meglio, prima o poi.)

Miglior scenario, con varietà e ampia offerta, tra le professioniste (quasi tutte donne, evviva) che hanno contribuito all’ideazione e organizzazione dell’evento, e che potete scoprire qui: Arriva l’Indie Book Fest a Milano: un viaggio nel mondo del self publishing
(Non trovo purtroppo un sito dell’iniziativa, che sembra essersi affidata unicamente ai social e ai rispettivi canali professionali).

Per me è stato un grande piacere salutare amiche e colleghe come Chiara Beretta Mazzotta, Linda Rando, Mariana Marenghi. Anche questo è il bello dei festival-feste, il tornare ad abbracciarsi e parlarsi, libere dalle scrivanie e dagli schermi.

Concludendo: Indie Book fest promosso a pieni voti, appena funestato da qualche piccolo neo logistico e contraddistinto da contraddizioni che non sono imputabili all’evento, ma sono proprie di questo settore che ha ancora bisogno di molta, molta elaborazione per assestarsi, rinforzarsi e non essere travolto da ciò che arriverà. Eventi come questo sono ottimi passi nella direzione giusta, momenti preziosi per chi ama scrivere e per chi vuole capire qualcosa di più del mondo in cui ci muoviamo oggi.
Grazie e alla prossima edizione!